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giovedì 29 novembre 2007

Risotto alla provola e birra Corona

Con questa ricetta inauguro la sezione delle ricette fusion, cioè le ricette inventate da me con prodotti italiani e messicani mescolati assieme.

Ingredienti x 4 persone:

400g riso carnaroli
1 bottiglia di birra Corona
1 provola affumicata fresca (250g circa), si consiglia provola affumicata campana DOP
burro q.b.
olio q.b.
pepe q.b.
sale q.b.
brodo o dado
mezza cipolla bianca
volendo 1-2 bacche di ginepro


Procedimento:
Scaldate in un pentolino mezzo litro circa di brodo oppure mezzo litro di acqua con mezzo dado.
Tritare la cipolla fina fina e farle imbiondire con il burro e/o olio. Aggiungere il riso e farlo tostare per bene, mescolandolo in continuazione per non far bruciare la cipolla.

Versare la bottiglia di birra e dopo un po', prima che sia evaporato tutto il liquido, aggiungere metà del brodo. Proseguite la cottura per una decina di minuti, aggiungendo brodo se vedete che il riso si asciuga molto. Non tenete il fuoco troppo alto perché otterrete solo di far evaporare il liquido troppo velocemente, quindi conviene abbassare e tappare. Se volete potete anche aggiungere un paio di bacche di ginepro.
Nel frattempo affettate la grossolanamente la provola a dadi. Circa 5 minuti di terminare la cottura, aggiungete la provola, che essendo abbastanza umida fornirà una discreta quantità di liquido, ma nel caso aggiungetene un pochino se vedete che il riso è asciutto. Mentre sentite la cottura del riso, aggiustate anche il sale, perché molto dipende dal brodo che usate.
Quando il riso è quasi cotto, conviene spegnere e tappare per completare la cottura senza fiamma.
Questo risotto, se avanza, si converte anche in un eccellente suppli.

sabato 24 novembre 2007

Pane alla zucca

Era da parecchio che volevo fare il pane con la zucca, ma mi sono deciso l'altro ieri quando ho scoperto che mia moglie aveva cotto una zucca dolcissima nel forno, per cui ho rotto gli indugi e mi sono lanciato. Ho trovato quindi una ricetta che si rifaceva a quella apparsa su "La Cucina Italiana" qualche anno fa, chissà che fine avrà fatto la mia copia, sarà rimasta seppellita sotto qualche tonnellata di cianfrusaglie.

Messaggio per le animatrici del blog: lo so che la foto è gialla che più gialla che non si può, però si dà il caso che l'impasto fosse giallo e il contenitore giallo e la luce gialla... :-P

Scherzo, senza di voi, questo blog sarebbe un insipido monologo.

Ingredienti:
500 g di farina
10 g di sale
40 g strutto
180ml di acqua tiepida
zucca cotta al forno q.b. (vi spiego dopo)
1 bustina di lievito di birra secco
semi di girasole (ad libitum)


Procedimento:
Diamo per scontato che abbiate cotto la zucca, ne basteranno una quantità variabile tra i 200g e i 300g. Accertatevi che sia dolce, non c'è niente di più insulso di un pane di zucca che non sa di zucca... Nel caso abbiate dubbi sul tempo di cottura, io posso dirvi che l'ho tagliata a pezzetti e cotta per 1 ora circa a 180 gradi.

Dato che in casa mi era rimasto solo del lievito secco a lievitazione iperlenta, mi sono adattato e ho preparato il pane con moooolto anticipo. Se avete del lievito fresco o di quello secco col turbo tutti i tempi si accorceranno moltissimo, ma il mio In3pdo è di quelli che van bene per preparare impasti due giorni avanti. Tenete presente quindi che sono partito a fare questo pane sabato mattina e l'ho cotto domenica a mezzogiorno.

Sciogliete il lievito nell'acqua tiepida (presa dal totale) con un cucchiaino di zucchero. Quando è ben sciolto (e magari ha pure iniziato a fare un po' di schiumina) aggiungetelo alla farina assieme all'altra acqua rimasta, al sale e allo strutto. Vi accorgerete che questo impasto è piuttosto granuloso dato che la parte di acqua è insufficiente e qui entra in gioco il discorso della zucca in quantità variabile. La zucca dovrebbe essere piuttosto umida, se non l'avete cotta troppo. Prima di aggiungerla, un pezzetto per volta, passate i singoli pezzi usando una forchetta.
Incorporate un po' di zucca passata quindi finché non si è amalgamata bene e continuate ad aggiungerne finché l'impasto non acquisterà la giusta consistenza, cioè deve diventare omogeneo, elastico, morbido e non appiccoso, insomma, si deve staccare bene dal piano di lavoro (o dal cestello dell'impastatrice). A questo punto, mettetelo a lievitare fino al raddoppio, questo tempo dipenderà dal lievito e dalla temperatura. Una volta lievitato, lavoratelo a mano e aggiungete, se volete, dei semi di girasole o dei semi di zucca senza buccia magari. Più lo lavorate, meglio è. A questo punto io l'ho messo al fresco per un paio d'ore, poi gli ho dato un'ultima lavorata, sempre a mano e l'ho messo nella teglia, dandogli la forma di un salame grossomodo. Poi l'ho lasciato chiuso dentro al forno con un pentolino di acqua bollente e con la luce accesa tutta la notte e la mattina del giorno dopo. A mezzogiorno era lievitato quasi del triplo e l'ho tolto, ho acceso il forno a manetta, con tanto di termometro e l'ho infornato quando stava a 220 gradi, mettendo la teglia di allumino abbastanza altina, insomma non proprio al centro del forno come altezza. L'ho sfornato dopo 20 minuti, ma forse poteva stare anche 25 per fare ancora più crosta, magari abbassando leggermente la temperatura.
La consistenza era croccante nella crosta e morbidissimo dentro, una vera meraviglia.
Sapore ottimo con un gustino dolce.
Insomma, è venuto come lo volevo io.

venerdì 23 novembre 2007

Tempo di pensare el panetún

Stamattina un amico mi ha chiesto di reperirgli la ricetta del panettone, perché alla moglie era venuta l'ispirazione di farselo in casa.


Mi ricordavo che l'anno scorso, quando imperversava la febbre del pandoro autarchico e nel forum che di solito frequentavo ci si dedicava a vari esperimenti in materia, avevo visto una ricetta, anzi sarebbe probabilmente il caso di dire la ricetta per antonomasia, quelle delle mitiche sorelle Simili, che vedete ritratte in una rara imago qui a fianco (cortesia di slowfood)

Vi metto qui il collegamento alla pagina della ricetta in questione senza ulteriori indugi.

Mentre cercavo come fare el panetún, mi sono imbattuto in un'altra pagina contenente una ricetta, sempre delle magiche sorellone, quella della cosiddetta Angelica.

Oh, sapete cosa vi dico?
Mi sta già venendo l'acquolina in bocca boia d'un mond léder!

martedì 20 novembre 2007

Sua eccellenza la Brioche Reale

Questa è una delle mie ricette preferite di dolci da colazione. La ricetta proviene dal blog di Sandra, il mio blog di pasticceria preferito, dove ci sono dozzine e dozzine di ricette veramente succulente.


La ricetta di Sandra, che a quanto pare costituisce già una variante rispetto all'originale, prevede qualche pepita di cioccolato per movimentare un po' il gusto delle brioscine, ma io ho messicanizzato la ricetta aggiungendo invece della cannella e se non fosse per il mio totale autocontrollo, mi sbaferei tutta la teglia appena sfornata!


Ingredienti:
500g di farina tipo 0
225ml di latte
80g di burro
70g di zucchero
1 bustina di lievito secco
1 bustina di vaniglia
1 uovo
un pizzicone di sale
cannella in polvere o cioccolato a pezzetti o uvette, ad libitum.


Procedimento:
preparate un lievitino prendendo dagli ingredienti un cucchiaino di zucchero, 3 cucchiai di farina e latte quanto basta per rendere il lievitino semiliquido. Mescolate bene e lasciate a riposare in un posto riparato finché non si sarà formata una bella schiuma.
Mettete il resto della farina nell'impastatrice (o a mano) e aggiungete il lievitino, il latte, lo zucchero, il sale, l'uovo, il burro ammorbidito a pezzettini e la vaniglia e mescolate fino ad ottenere un impasto elastico e soffice che si stacca facilmente.
Ah, se le volete più dolci, dovrete mettere un po' di più dei 70g di zucchero previsti.

Mettete a lievitare fino al raddoppio (1-2 ore).
Prendete l'impasto e lavoratelo brevemente per sgonfiarlo, quindi mettetelo in frigo per 2 ore.
Io invece l'ho messo in terrazzo dove faceva parecchio freddo e secondo me s'e' raffreddato prima che nel frigo.
Comunque dopo circa 2 ore riprendetelo, lavoratelo per un po' e poi stendetelo. Se lo stendete alto circa 1 cm, dovreste ottenere una specie di quadrato di 30 cm di lato. Secondo me vale la pena stenderlo fino al mezzo centimetro perché una volta arrotolato si riescono a fare più giri e viene ancora più carino.

Una volta steso l'impasto, ci potete mettere sopra quel che desiderate, cannella, cioccolata, uvetta, canditi...
Arrotolate e poi calcolate di dover fare 12, massimo 14 rotelle, da disporre distanziate nella teglia. L'effetto tipo rosa deriva dal fatto che la pasta lievitando non trova spazio orizzontale e quindi comincia a spingere verso l'alto.

Una volta disposte le rotelle, mettetele a lievitare a oltranza. Io di solito le lascio lievitare nel forno con la lampadina accesa tutta la notte, cosi' alla mattina accendo e in mezzora preparo una sontuosa colazione.
Cuocere con forno a 160 gradi per 20-25 minuti.


Sandra spennella con uovo, io invece, verso la fine della cottura, spennello con zucchero e acqua, perché mi piacciono un po' più dolci.

Grazie Sandra!

lunedì 19 novembre 2007

Monte Bianco!


Durante il periodo delle castagne a casa mia è imperativo preparare questo semifreddo almeno una volta. Dico una volta perché la tutta l'operazione di estrazione della polpa delle castagne è talmente pallosa che difficilmente mi viene l'ispirazione di farla più spesso... :-D



La versione che conosco io non contiene la quantità di zucchero che ho riscontrato in altre, come in certe pasticcerie romane in cui la castagna diventa quasi una comparsa.
L'impasto perciò è appena dolce per contrastare meglio con il dolce della panna montata.
Ovviamente tutto dipende dai gusti, si può omettere il cacao oppure si può aggiungere più zucchero, togliere il liquore o metterne un po' di più, è assolutamente necessario assaggiare l'impasto per modificarne il sapore mentre lo preparate, anche perché non tutte le castagne sono uguali, io di solito uso quelle piccole, non i marroni che a volte sono meno dolci.


Ingredienti:
1kg di castagne
100g di zucchero semolato fino
250ml di panna da montare
2 cucchiai di cacao
1 bicchierino di rhum
latte q.b.
zucchero a velo
pizzico di sale



Procedimento:
Bollite le castagne in acqua leggermente salate, volendo aggiungendo anche una foglia di alloro.
Ci vorranno circa 40 minuti, in ogni caso apritene una per verificarne la cottura, la polpa dev'essere morbida, quindi è consigliabile anche usare castagne fresche, se no correte il rischio di ritrovarvi con una polpa abbastanza asciutta e dura.
Una volta cotte, estraete la polpa delle castagne in una ciotola.
Prima di aggiungere gli altri ingredienti è consigliabile dare una bella passata con lo schiaccia patate o, nel caso la polpa sia più consistente, nel passaverdure o addirittura nel tritacarne.
Aggiungete lo zucchero, meglio se molto fine, il cacao, il rhum e a seconda della densità dell'impasto un po' di latte per ammorbidire il tutto. Lo scopo è quello di ottenere una pasta morbida da infilare senza problemi nello schiacciapatate, dal quale scenderanno delle specie di passatelli.

A questo punto cominciate a creare il vostro monte bianco dentro a un piatto da portata, che coprirete infine con la panna montata e magari una spruzzatina di cacao. Ovviamente la panna montata la potete anche comprare già pronta se non avete voglia di farvela in casa.

domenica 18 novembre 2007

Ciambella "nera" al cioccolato

La ricetta di questa torta la diede anni fa mio zio Remo a mia madre e da allora è sempre stata una delle torte preferite, soprattutto da mia moglie che va matta per la cioccolata (anche io per la verità andrei pazzo per la cioccolata ma mi trattengo...).



Non è una torta difficile da fare e per questo motivo è una delle mie preferite quando voglio essere sicuro del risultato e so di non avere molto tempo a disposizione.




Ingredienti:
200g burro
200g zucchero
200g amaretti
150g farina
100g cacao
100g cioccolato fondente
4 uova
latte q.b.
bustina di lievito vanigliato
pizzico di sale

Procedimento:
Montare il burro con lo zucchero e poi aggiungere i tuorli uno ad uno, fino ad ottenere un composto spumoso. Aggiungere gradualmente gli amaretti macinati finemente e poi il cacao. Si otterrà un composto piuttosto denso. Cominciate ad ammorbidire il composto con un poco di latte e mano a mano aggiungete anche la farina. Tenete presente che ancora dovete aggiungere le chiare montate, per cui non esagerate, il composto non deve diventare liquido, deve essere sodo ma non asciutto. A questo punto potete cominciare a montare le chiare d'uovo con qualche goccia di limone finché non diventano ben sode.
Incorporatele gradualmente con movimenti circolari dall'alto al basso, in modo da coprire le chiare con il composto. Infine aggiungete il cioccolato triturato.

Quando preparo questa torta uso sempre uno stampo al silicone perché posso versare direttamente l'impasto altrimenti con gli stampi tradizionali è necessario imburrare e infarinare.

Per questo tipo di torta vedo bene uno stampo col buco.

Mettete in forno a 180 gradi per 50-60 minuti, aiutatevi con uno stecchino per capire se è cotta. Lo stecchino deve uscire quasi pulito o appena segnato se la desiderata un po' più umida.



Decorate, se lo gradite, con zucchero a velo o codette, volendo si può anche servire con panna montata o, in un festival delle calorie, con zabaione.

A me le ciambelle piacciono di più il giorno dopo, riposate, ma questa torta fa la sua onesta figura anche dopo un'ora o due. Mia moglie la mangia volentieri anche dopo 5 minuti comunque.

mercoledì 14 novembre 2007

en dia de muertos

Sono tornato da qualche giorno dal Messico, dove ho trascorso (por fin!), le mie sospiratissime vacanze. Come vedete, dalla prima foto, c'era un comitato d'onore ad accogliere la mia famiglia all'arrivo a Città del Messico...



Non è un caso che abbia aspettato fine ottobre per andare, volevo assolutamente essere là per le feste di novembre, per la festività dei Morti, dia de muertos, forse la festa più importante dell'anno, sicuramente la più pittoresca.



Era già qualche anno che non trascorrevo questa festività in Messico e mi mancava da morire l'atmosfera di questo periodo, qualcosa veramente difficile da riprodurre qui, dove le tradizioni e le abitudini sono così distanti. Insomma, occorre essere là per capire.



Mentre l'iconografia natalizia è assai più convenzionale e per certi versi quasi umoristica, essendo tutta incentrata su alberi di natale carichi di neve finta e babbi natale dai vestiti decisamente incongruenti con i 20 e passa gradi di temperatura a mezzogiorno, la festa dei morti è assai più originale e spontanea, si tratta di una celebrazione in cui arte, cucina, spettacolo e commercio si fondono in un inimitabile festival di colori e sapori.



Da notare in particolare l'immancabile presenza di scheletri, teschi e ossa, di cartapesta, di fil di ferro, di gesso, di zucchero, di gelatina, di cioccolato, di tela, di carta, all'ingresso delle case, sulle finestre, sui balconi, nei cortili, nelle offerte (ofrendas).


Il tutto si deve alla differente percezione della morte, un'eredità delle culture precortesiane che ha finito per fondersi con le tradizioni cattoliche imposte dagli spagnoli.



Così mentre gli adulti magari consumano la festa con i parenti, la sera del 2 novembre i bambini vanno allegramente in giro in gruppo travestiti e truccati da fantasmi o da scheletri a raccogliere caramelle e dolcetti dai passanti.

In cucina, la festività dei morti trova la sua sublimazione nel pan de muertos, un delizioso pane lievitato ricoperto di zucchero, decorato con ritagli di impasto a cui viene data la forma di ossa, con tanto di teschio in cima (di cui vedete solo una porzione nella foto...).



Insomma, se non vi lasciate impressionare, la festa dei morti non sarà certamente il giorno ideale per iniziare una dieta.


Peccato non sia riuscito a fotografare la folla presente nei cimiteri, dove è usanza andare a fare una specie di pic-nic, in compagnia dei propri defunti.

L'altra tradizione riguarda gli altari con le offerte, che vengono in genere posti all'ingresso delle case per ricordare una persona cara e dove vengono disposti foto, oggetti e cibi di suo gradimento, il tutto abbellito da crisantemi arancioni e altri fiori o petali viola.

Insomma, una vera festa di colori e vitalità, così lontana dalla nostra tradizione piuttosto grigia.


¡Que viva Mexico!

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