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lunedì 28 agosto 2017
Rinfrescante bevanda al tè verde, zenzero e lime
martedì 14 giugno 2016
Amarenata, bevanda di altri tempi
C'era una volta... le domeniche estive in campagna, in casa di amici, dove si sorseggiava un elisir profumatissimo e dissetante chiamato amarenata.
Per anni mi era rimasta la voglia di bere questa bevanda a base di foglie di amarena, quest'anno mi sono deciso perché finalmente la mia pianta di amarene è diventata abbastanza grande da poter, anzi dover, potar alcuni rami e mettere da parte le foglie necessarie.
Ingredienti:
100 foglie di amarena fresche e pulite
1 bottiglia da 75cl di vino rosso corposo
750g di zucchero
1 limone (il succo)
Procedimento:
si lavano le foglie, si asciugano e si mettono in infusione con il vino rosso per almeno 7 giorni in un recipiente chiuso. Si filtra il liquido strizzando le foglie che saranno diventate color marrone nel frattempo. Si aggiungono zucchero e limone e si fa bollire per 10 minuti, poi si imbottiglia o si invasa.
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árbol de cerezas tipo "amarene" |
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cien hojas de "amarena" |
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las hojas bajo vino tinto |
L'amarenata si usa come se fosse uno sciroppo, si allunga con acqua a piacere e con l'aggiunta di ghiaccio.
amarenata con agua y hielo |
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giovedì 4 agosto 2011
Licuado de mamey
Tra i frutti pressoché introvabili in Italia, c'è il zapote mamey, che in Messico chiamano semplicemente mamey. Con questo frutto si possono fare dolci, bevande e gelati squisiti e oggi ne abbiamo utilizzato uno proprio per farci un licuado, che sarebbe in buona sostanza un frappè.
licuado de mamey |
È un frutto molto dolce con la consistenza della zucca cotta, la cui polpa è di colore variabile dall'arancione al rosso vivo.
mamey fresco |
Per fare un frappè di mamey sufficiente per tre persone basta prendere un mamey maturo, 3/4 di litro di latte freddo, un mezzo cucchiaino di cannella ed eventualmente un po' di zucchero se lo si desidera più dolce, frullando il tutto per un minuto. Ghiaccio ad libitum.
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mercoledì 1 settembre 2010
Agua fresca de piña colada
Tra le tante bevande dissetanti e analcoliche che offre la tradizione messicana, le cosiddette aguas (de frutas) frescas sono tra le mie preferite.Preparare agua fresca de piña colada richiede pochissimo sforzo, ma bisogna avere a disposizione frutta matura saporita, se no non ha senso.
Avendo acquistato un profumatissimo ananas, che sarebbe poi la famosa piña in spagnolo, ho pensato di trasformarlo appunto in un agua fresca de piña. La quale diventa agua de piña colada con l'aggiunta di cocco grattugiato e/o latte di cocco, possibilmente fresco. Purtroppo non ho trovato il cocco fresco, quello che quando ero piccino picciò ti vendevano in spiaggia al grido di "cocco fresco, cocco di mamma!", per cui ho ripiegato su del cocco rapè.
Se invece trovate una noce di cocco intera, usate parte di quella assieme al suo latte.
Questa è una delle mie bevande favorite quando passo dalle parti di Jugos Canada, nella strada cinco de mayo, vicino al zocalo di Città del Messico, un locale specializzato in aguas, jugos e licuados al quale sono molto affezionato.
Ingredienti per circa 1,5 litri di agua fresca:
1 ananas da 1Kg circa (assicurarsi che sia dolce, se no lasciate perdere)
4 cucchiai di cocco grattugiato + latte del cocco (se c'è)
2 cucchiai di zucchero
acqua naturale q.b.
ghiaccio
Procedimento:
pulire l'ananas eliminando anche la parte fibrosa centrale e tagliarlo a pezzetti. Frullarlo insieme al cocco grattugiato, al latte di cocco (se c'è) e allo zucchero.
L'acqua si aggiunge successivamente, poco alla volta per diluire il composto che risulterà piuttosto denso. Ovviamente non esagerate con la quantità d'acqua, regolatevi al gusto.
Tenete presente che questo non è un succo di ananas, per cui va proprio diluito per trasformarlo in una bevanda gradevole, leggera, ma soprattutto, dissetante.
Va servita con una buona dote di ghiaccio e se lo tenete in un recipiente chiuso si conserva in frigo anche un paio di giorni, avendo l'avvertenza di mescolarlo con un cucchiaio prima di servirlo.
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mercoledì 25 agosto 2010
Michelada
In queste giornate di afa estiva una delle mie massime aspirazioni dopo aver pedalato sotto il sole è prepararmi una dissetante michelada. Ho preferito scrivere dissetante piuttosto che rinfrescante perché a me la birra fa sempre venire un caldo terrificante d'estate, ma la michelada è concepita proprio per spegnere la sete.
Ricordo bene la prima volta in cui ordinai una michelada a Città del Messico.
Rimasi decisamente perplesso, non ero psicologicamente preparato al gusto leggermente salato, poi col passare del tempo ha finito per piacermi e quando c'è molto caldo è l'unico modo in cui mi piace concedermi una cerveza, rigorosamente messicana.Come si prepara una michelada?
Molto semplicemente, con birra (di solito birre messicane chiare), succo di lime e un po' di sale cosparso sul bordo del bicchiere.
Chiaramente ciascuno ha le sue preferenze quando si tratta di scegliere la birra e in Messico chiedono sempre con quale tipo di birra preparare la michelada.
Da questa versione autentica deve essere nata la consuetudine di infilare uno spicchio di lime nel collo della bottiglia quando si ordina una birra Corona in Italia o anche negli Usa.
Diciamo che quella è una versione molto molto minimalista di michelada.
La quantità di succo di lime dovrebbe essere di almeno un lime intero per ciascuna bottiglia, ma se il lime non è molto sugoso, occorre aggiungerne.
Per prima cosa si bagna il bordo del bicchiere nel succo di lime e lo si passa velocemente nel sale, poi si versa il succo e si versa la birra.
Questo, di solito, a Città del Messico e dintorni.In altre città messicane la michelada può essere preparata anziché con succo di limone, con un po' di salsa worchester, quella che i messicani chiamano salsa inglesa.
Così me la servirono a San Miguel de Allende.
A me non fa impazzire ad essere sincero, preferisco quella con il lime.
Ah, nel caso vi sorgesse il dubbio, michelada in italiano suona come micelada.
Salud!
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domenica 18 luglio 2010
Agua de horchata
Tra le specialità della cucina messicana di cui sento maggiormente la mancanza c'è una particolare categoria di bevande non alcoliche, quelle che in Messico riuniscono sotto il nome di aguas.Vale la pena spiegare un po' meglio la suddivisione nelle varie categorie di bevande perché in Italia la categoria delle aguas è quasi ignota.
Dicesi agua una bevanda a base di succo di frutta o un infuso diluito in acqua e tipicamente servito con ghiaccio, preparato però sempre nel medesimo posto in cui viene servito, quindi non imbottigliato. È qualcosa di più artigianale di una bibita nostrana, in cui spesso il succo di frutta è presente in quantità omeopatiche.
Se invece si desidera proprio una spremuta, si parlerà di jugo (quel che in Spagna invece chiamano zumo) che, ovviamente, non sarà allungato con acqua.
Altrimenti esiste anche la variante con latte e in quel caso si tratta di liquados, il cui parente nostrano è il frappè.
Questo per dire che se chiedete una limonata (limonada), vi porteranno agua de limón preparata con succo di lime e non una lemonsoda o una schweppes al limone in bottiglia.
È interessante anche notare che queste bevande sono presenti dalla taqueria più infima al ristorante più blasonato, mentre da noi se chiedete una limonata in un ristorante vi prenderanno per pazzo o ignorante.
Esistono anche negozi dediti esclusivamente alla vendita di bevande di questo tipo, in cui è possibile provare o farsi preparare anche combinazioni di vostra invenzione.
Alcune di queste essendo a base di frutta tropicale introvabile, sono destinate a rimanere miraggi, ma altre, come l'agua de horchata o l'agua de jamaica di cui parlai l'anno scorso, si possono preparare facilmente anche in Italia.
In qualche negozio latino a volte è possibile trovare delle buste già miscelate per preparare agua de horchata, ma forse è più complicato trovare uno di questi rivenditori che farsela tutta da sé.
E per concludere il pistolotto, come non notare la somiglianza del nome horchata con l'orzata nostrana. Ebbene non è per nulla casuale (vedasi Wikipedia alla voce orzata), anche se gli ingredienti alla fine sono piuttosto diversi.
La ricetta dell'agua de horchata proviene dal blog della mia amica Nora, con l'unica sostituzione del latte condensato con latte fresco.
Come consiglia lei, una aggiunta di mandorle pelate grattugiate conferirà un piacevole profumo alla bevanda.
Ingredienti per preparare circa 4 litri di agua de horchata:
2 tazze di riso lavato (per tazza io intendo una tazza da cappuccino)
1 litro d'acqua per ammollare il riso
1 tazza di zucchero o più (al gusto)
una stecca di cannella da 20 cm circa
mezzo litro di latte fresco
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
mandorle pelate grattugiate (opzionale)
3 litri di acqua da aggiungere alla fine circa
ghiaccio a cubetti in quantitàProcedimento:
scaldare un litro d'acqua, lavare il riso per qualche minuto e versarlo nell'acqua bollente, spegnendo e coprendo. Ho usato riso basmati per questa preparazione. Il riso va lasciato riposare fino al completo raffreddamento. In un altro pentolino in due tre dita d'acqua bollente versare i pezzetti della stecca di cannella, coprire e spegnere. Quando questi ingredienti si saranno raffreddati, prendere il riso, l'aqua di cannella filtrata, un cucchiaino di estratto di vaniglia e qualche pezzetto della cannella dal pentolino e frullare il tutto con l'aiuto del latte fresco. Si deve ottenere un liquido abbastanza cremoso che poi potete passare nel colino fine oppure lasciare così com'è, allungandolo con acqua. Mescolare infine lo zucchero, dosandolo a piacere. Una tazza dovrebbe essere il minimo.
Si serve con molto ghiaccio.
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domenica 7 giugno 2009
Agua de Jamaica
Benché la coca-cola possa essere considerata la bevanda nazionale messicana e poco importa che sia d'importazione, tra le bevande più comuni nelle taquerias e nei ristoranti c'è sicuramente l'agua de Jamaica.
In Messico è consuetudine bere bibite dolciastre come accompagnamento alle vivande.
Quasi tutte si chiamano aguas, agua de Jamaica, agua de limón, agua de tamarindo, agua de orchata e via dicendo e se chiedete agua de Jamaica come bevanda da pasto nessuno si scandalizzerà, anzi, sembrerà una richiesta molto più comune di una bottiglia di vino.
L'agua de Jamaica altro non è che karkadè, cioè infuso di fiori di ibisco. In Italia il karkadè esiste sotto forma di bustine, vendute a caro prezzo, ma si trova anche sfuso a un decimo del prezzo in certe drogherie o erboristerie.
Questo per dire che se volete organizzare un pranzetto o una cena messicana suonerà più autentica una jarra de agua de jamaica che un fiasco di Chianti.
Ingredienti:
2 litri d'acqua
2 manciate di fiori di ibisco, karkadè o flores de Jamaica
100g di zucchero
Procedimento:
portare l'acqua ad ebollizione in una pentola, spegnere, versare i fiori e lo zucchero e coprire con un coperchio, lasciando in infusione anche un'ora. Lasciar raffreddare e filtrare prima di servire.
L'agua de Jamaica si beve fredda, eventualmente con aggiunta di cubetti di ghiaccio.
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domenica 27 gennaio 2008
Xocolatl, Chocolate e Cioccolato di Modica
Anziché propinarvi la solita ricetta, oggi parliamo di cioccolata.
Lo stimolo per tirar fuori questo argomento è venuto indirettamente da mia moglie che, avendo acquistato qualche chilo di farina di mais per tortillas da Castroni a Roma, ha pensato bene di aggiungere all'ordine pure una tavoletta di cioccolato di Modica, per cui è diventata imprescindibile la necessità di raccontare qualcosa su questo particolare tipo di cioccolata.
Sulle prime può sembrare uno strano connubio, farina di mais bianco messicano e cioccolato siciliano, ma in realtà le due cose sono collegate tra loro, più di quanto non crediate.
La cioccolata, seppure sotto ben altra forma, è di provenienza messicana, come il mais del resto, è stata inventata dagli aztechi, partendo dalla materia prima, quelle fave di cacao che crescevano e crescono tuttora nelle regioni di Michoacán, Oaxaca e Chiapas, ma ormai è anche tradizione siciliana, acquisita dai dominatori spagnoli, che a loro volta l'appresero dai sudditi d'oltreoceano.
Esiste perciò questa curiosa somiglianza sviluppatasi nel corso di quasi 5 secoli di storia, tramite la dominazione spagnola, che unisce il Messico alla Sicilia e quindi all'Italia (senza scomodare poi il pomodoro o il peperoncino, tanto per citare due ingredienti fondamentali della cucina italiana...). Non si tratta di un semplice filo conduttore, bensì di qualcosa di ben più duro e robusto, uno strumento di pietra vulcanica del peso di oltre 50Kg nelle forme più grandi, il cui nome, metate (metlatétl = "pietra per macinare il mais"), rimane tuttora parola comune a tutte e tre le culture e che potete vedere nella galleria di immagini collegate.
Alla fine della storia, la cosa più sorprendente è morsicare un quadretto di cioccolata di Modica ed essere teletrasportati a 11.000 chilometri di distanza, a Oaxaca magari, in avenida 20 de Noviembre, angolo Mina, dove nella bottega della "Chocolateria Mayordomo" si confeziona il cioccolato pressoché nello stesso modo, con l'aggiunta di cannella e zucchero e, volendo, anche mandorle e non per questioni di recente globalizzazione.
Partendo da questa curiosa e piacevole sensazione metafisica, sono andato a ripescare alcune fonti storiche tra i miei libri sul Messico ed ho navigato un po' tra vari siti, alla ricerca di aneddoti, immagini e notizie interessanti, incontrando, a volte, anche qualche simpatico strafalcione storico, dove perfino Hernán Cortés, piegato forse dal peso della storia o dalla somiglianza con il nome di qualche parente, diventa inaspettatamente Hermes Cortez (!).
Se vogliamo ritornare alle origini, dobbiamo partire dal cacao, prodotto pregiatissimo, tanto da essere usato come moneta d'interscambio tra i popoli che vivevano nell'odierno Messico e centro America. L'importanza del cacao traspare anche dai codici precortesiani, dove i numeri vengono spesso rappresentati appunto dalla equivalente quantità di semi, accanto ai simboli del calendario solare.
Se l'origine della parola xocolátl debba attribuirsi alla fusione dei nomi degli ingredienti o se piuttosto sia da ricondurre al gusto amaro della bevanda, è oggetto di dibattito perché entrano in gioco curiosamente parole simili e non sembra facile risalire alla verità. A prescindere da queste questioni etimologiche, sembra certo che dalle fave di cacao (cacahuátl) e semi di pochotl macinati insieme si ricavava una pasta che, unita all'acqua, dava origine ad una bevanda denominata xocolátl o chocolátl (ecco l'origine delle parole in uso oggi), da bere in occasioni speciali, come ad esempio alla vigilia di una battaglia, per dare energia ai guerrieri.
Si noti che questa bevanda non conteneva zucchero (e tanto meno latte) ed era quindi consumata amara, forse aspra, ma era evidentemente energetica e ritenuta pure afrodisiaca, niente a che vedere con la cioccolata in tazza che conosciamo noi, casomai progenitrice del champurrado messicano, che contiene però farina di mais ed è pertanto a tutti gli effetti una variante di atole al sapore di cacao.
Il primo passo verso un cioccolato più vicino a quello universalmente noto è stata l'aggiunta dello zucchero di canna, che in Messico nella versione grezza si chiama piloncillo, nella foto a lato, ottenuto dalla spremitura della canna da zucchero e della cannella.
Le fave di cacao macinate a caldo sul metate con la cannella e lo zucchero, venivano poi ridotte in porzioni, in pastiglie tonde, quadrate o barrette, come viene venduto ancora oggi, tanto in Messico come a Valencia o a Modica.
La pastiglia di cioccolato viene sciolta in latte o acqua e si ottiene l'omonima bevanda meticcia, frutto della fusione della cultura azteca con quella occidentale.
Per renderla spumosa la si sbatte con l'apposito strumento di legno mostrato sopra e prende quindi il nome di chocolate de molinillo e così la troverete nei caffè messicani, accompagnata magari da una porzione di churros appena fritti oppure assieme ad una bella fetta di pan de muertos nei primi giorni di novembre o di una concha.
Ma mentre il il chocolate messicano è appunto destinato ad essere sciolto e bevuto, il cioccolato di Modica costituisce una ghiottoneria da gustare a piccoli morsi, per lasciare sprigionare nel palato gli aromi del cacao e della cannella.
Una cosa è certa, mentre il chocolate messicano è una bevanda assai comune, la cioccolata di Modica rappresenta quasi una rarità, un prodotto artigianale pregiato e dal prezzo adeguato alla fama.
Chissà che un giorno il cioccolato modicano non approdi in Messico, sarebbe proprio il colmo :-D
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