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venerdì 24 agosto 2018

Dolcetti croccanti alla banana e müsli

Ogni tanto proseguo i miei esperimenti con le banane mature e questa è l'ultima versione uscita. Detesto gettare le banane mature!



Tutto è cominciò dalla ricetta di qualche anno fa, valida se volete invece dei dolcetti morbidi e avete almeno 3 banane molto mature da riciclare.

Nella nuova ricetta invece basta una sola banana, ben matura, quella con la buccia quasi completamente scura ma all'interno ancora soda, non sfatta.



Procedimento:
mescolate la farina con l'uovo (se usate anche il bianco verranno leggermente più morbidi, se li volete più secchi eliminate il bianco dell'uovo), l'olio di cocco o di semi, lo zucchero, il sale e la cannella. Quando avrete ottenuto una polvere omogenea aggiunte il müsli e infine la banana a pezzetti piccoli. Impastate ancora con l'aiuto di un cucchiaio, dovete semplicemente ottenere un composto molto grezzo che a malapena sta insieme.
Disponete su una piccola leccarda coperta con carta da forno cercando di formare dolcetti di grandezza simile.


Infornate a 180C per 15 minuti circa. 

martedì 15 marzo 2016

Polpettine fritte di melanzane, tlazzescamente saporite

Sono avanzate melanzane alla griglia?
No problem, le possiamo riciclare per fare delle saporitissime polpettine di melanzane fritte.

Polpette di melanzane - Albóndigas de berenjena
Dato che le melanzane grigliate tendono ad avere un sapore più concentrato rispetto a quelle bollite, ho aggiunto un po' di uvetta di Corinto per contrasto.



Procedimento:
tritate finemente le fette di melanzana precedentemente grigliate assieme all'aglio e ai pomodori secchi sott'olio, poi trasferite l'impasto in un contenitore e aggiungete l'uovo, i profumi, il sale, l'uvetta e metà del pane grattugiato, l'altra metà la userete per impanare le polpettine prima di friggerle. Dovete ottenere un impasto morbido e umido (vedi foto sotto).
Queste polpettine si prestano a molte variazioni, ad esempio potete aggiungere all'impasto pasta d'acciughe, capperi, pinoli o mandorle tritate.


Scaldate l'olio e quando è a temperatura cuocete 5-6 polpettine alla volta. Le polpettine dovrebbero avere le dimensioni di una noce. Friggetele per 5 minuti circa e poi trasferitele su carta assorbente.

lunedì 15 febbraio 2016

Fregola con carciofi

Vi è avanzato un carciofo alla romana e vi sembra brutto mangiarvelo tutto da soli in faccia al resto della famiglia?
La fregola coi carciofi vi toglierà dall'imbarazzo.


A rigore avrei dovuto intitolare la ricetta "fregola con carciofO", ma siccome, volendo, potete abbondare, lasciamo il plurale che si fa sempre miglior figura ;-)
Ovviamente il vostro unico carciofo dovrà essere una bella mammola romana carnosa e tenera, cucinata alla romana, cioè stufata in olio, aglio, pepe, sale e profumata con mentuccia romana.



Procedimento:
do per scontato che il carciofo sia già cotto perché è essenziale che la verdura risulti molto tenera, quasi fino a spappolarsi alla fine della cottura, mentre se si parte dal carciofo crudo, alcune parti potrebbero risultare ancora durette quando la fregola è pronta.

carciofi alla romana - alcachofas al estilo romano
 
Per prima cosa quindi fate soffriggere in due cucchiai di olio uno spicchio d'aglio, quando sarà diventato di color rosato rimuovetelo e versate la fregola, che farete rosolare per un paio di minuti, dopo di che versate il mezzo bicchiere di vino bianco e sfumate. Aggiungete quindi il carciofo GIÀ COTTO a tocchetti, compresi i pezzi di gambo se avete cotto anche quelli e possibilmente il liquido di cottura del carciofo che darà ulteriore sapore, poi coprite la fregola con acqua. Salate e pepate al gusto, rabboccando con poca acqua man mano che la fregola assorbe. La consistenza finale è da minestra densa, non troppo brodosa, quindi aggiungete acqua (o brodo se l'avete) un poco alla volta. La fregola cuoce in circa 15 minuti, ma, come sempre, conviene assaggiare per essere sicuri.

sabato 12 dicembre 2015

Dolcetti svelti alla banana e frutta secca

Mai più banane da gettare perché troppo mature! Oggi prepariamo infatti una ricetta facile e veloce ma di soddisfazione per coloro che amano sgranocchiare qualcosa di sfizioso, i dolcetti di banana e frutta secca, senza grassi aggiunti e senza glutine.

dolcetti alla banana e frutta secca

L'idea di preparare questi dolcetti mi è venuta per riciclare le banane molto mature e il mio consiglio è proprio di usare questo tipo di banane profumatissime anziché quelle acerbe che si comprano di solito, non importa se hanno parti molli e gelatinose, tanto vanno ridotta in poltiglia comunque.
Con l'esclusione della farina di riso, dei fiocchi di avena e del miele, il resto degli ingredienti è a piacere, potete aggiungere frutta secca a scelta, mandorle, noci, nocciole, anacardi, arachidi, uvetta, mirtilli secchi, bacche di goji, scaglie di cocco, papaya disidratata, zenzero a cubetti, oppure potete riciclare anche un residuo di müsli già pronto o riso soffiato, amaranto soffiato, fiocchi di mais, secondo i vostri gusti personali.
A me piace anche aggiungere qualche spezia, cannella e zenzero macinati, ad esempio.



Procedimento:
la preparazione è banale, per non dire bananale :-), schiacciate brevemente le banane con una forchetta e aggiungete via via gli altri ingredienti ottenendo così un impasto sodo che porzionerete a piacimento, mettendo i dolcetti su una leccarda coperta da un foglio di carta da forno.

dolcetti alla banana pronti per il forno

Infornare a 140°C per circa 25-30 minuti, meglio se in un forno ventilato. È preferibile usare una temperatura bassa per non bruciare i dolcetti che devono quasi seccarsi più che cuocersi.

dolcetti alla banana appena usciti dal forno

I dolcetti si conservano bene in un contenitore di vetro chiuso, sempre che non li divoriate subito ;-)

sabato 28 novembre 2015

Pastel azteca

Oggi un piatto classico della cucina popolare di Città del Messico, pastel azteca, cioè il pasticcio azteco, praticamente la lasagna alla messicana :-)

pastel azteca - pasticcio azteco
Questo piatto decisamente confortante si può preparare sia nella versione con salsa rossa a base di comune pomodoro o nella versione verde, con i pomodori verdi (tomatillos) messicani, il sapore tende ad essere più esotico e acidulo. I più intraprendenti di voi potranno vedere anche il video della ricetta in spagnolo.
A differenza di altri piatti elaborati della cucina tradizionale, molti dei quali nati dalla fantasia delle monache dei conventi, il pastel azteca dà l'idea di essere nato più dall'idea popolare di riciclare gli avanzi di cucina, le tortillas del giorno prima e la carne usata per preparare il brodo e magari anche della salsa per i tacos.



Procedimento:
se non avete carne già pronta, dovrete cominciare cuocendo a vostro piacimento carne di maiale o pollo, che in seguito sfilaccerete a mano. Questo piatto permette di riciclare carne da brodo, se l'avete usate quella.
Friggete leggermente la tortilla fresca in poco olio (ho usato quello di arachide), senza che diventi troppo scura e croccante. Ne ho usate in totale 18, 6 per strato.

tortilla fritta, detta anche tostada
Poi si frullano i pomodori e il peperoncino fresco con cipolla e aglio e un po' di sale. Aggiungere un po' di acqua per allungare la salsa, deve risultare semiliquida. Questo piatto si può preparare anche con i pomodori verdi messicani al posto del pomodoro rosso comune e viene ugualmente delizioso.

preparando la salsa di pomodoro


la salsa di pomodoro deve essere semiliquida
A questo punto si può cominciare a montare il pasticcio, con la base di tortilla a cui si sovrappongono i peperoni a listarelle e la carne.


primo strato del pasticcio
Si versa un po' di salsa.

primo strato con l'aggiunta della salsa
E si completa con panna acida e mais.
primo strato con l'aggiunta di mais e panna acida
E si ripete da capo fino a terminare gli ingredienti, con l'aggiunta del formaggio sull'ultimo strato.

ultimo strato con l'aggiunta del formaggio
Si inforna a 180ºC per circa 30 minuti.

pasticcio azteco pronto in tavola!
E voilá, in tavola.

sabato 7 febbraio 2015

Grissini ai pomodori secchi

La ricetta di oggi è speciale non perché abbia cucinato chissà quale leccornia, benché questi grissini ai pomodori secchi siano veramente sfiziosi, ma per il fatto di inaugurare una nuova era digitale nel mondo delle ricette di cucina :-)

Grissini ai pomodori secchi - Palillos con jitomates deshidratados

Era da un po' che mi frullava in mente questa idea e ci ho messo un po' a realizzarla, peraltro non è ancora completamente terminata, ma di questo ne parlerò successivamente.
Insomma, quale sarebbe questa clamorosa novità?

Come vedete qua sotto, al posto della solita lista degli ingredienti statica, c'è una tabellina dove oltre alle quantità degli ingredienti ci sono anche i prezzi delle cosiddette "materie prime" e i relativi costi in rapporto alla quantità effettivamente utilizzata. L'applicazione calcola anche quanto spendete per realizzare la ricetta tenendo conto delle quantità frazionarie, cioè se occorre ad esempio un chilo e mezzo di farina venduta in confezioni da 1Kg, il prezzo totale calcolato sarà quello per acquistare 2 confezioni.

Inoltre questa tabella è interattiva, ossia potete cambiare le quantità o il numero delle porzioni nel caso vogliate preparare un quantitativo inferiore o superiore, cosa che a me succede spesso di voler fare quando leggo ricette altrui, il che mi costringe a prendere la calcolatrice per ricalcolare tutti gli ingredienti in proporzione.

Bene, da oggi, almeno sul mio blog, chiunque potrà utilizzare la tabellina interattiva senza bisogno di ricorrere alla calcolatrice e inoltre avrà anche un'idea abbastanza precisa sul costo per preparare la ricetta. La cosa però non finisce qui, perché i prezzi ovviamente cambiano col tempo e l'applicazione che sta alla base di tutto consentirà di aggiornare i prezzi degli ingredienti in maniera automatica, nel caso lo si desideri.




Dato che sto ancora lavorando all'applicazione potrebbe accadere che la tabella interattiva non venga visualizzata correttamente, nel qual caso fornisco anche la tradizionale versione statica.

Ingredienti:
240 farina di grano tenero tipo 0
120 farina di grano tenero integrale
140ml acqua
100g olio extravergine d'oliva
50g pomodori secchi sott'olio
6g sale
3g lievito di birra fresco


Procedimento:
sciogliete il lievito con lo zucchero, poi impastate tutti gli ingredienti tranne i pomodori secchi. Tritate i pomodori secchi finemente e poi incorporateli al resto. Fate riposare l'impasto per una mezz'ora poi formate 32 porzioni (basterà suddividere l'impasto in due parti e ripetere l'operazione di suddivisione a metà per altre 4 volte).
Stirate i grissini come dei vermicelli della lunghezza desiderata, infarinateli e poi disponeteli sulla leccarda da forno, nel mio caso li ho disposti parallelamente al lato corto della leccarda da 43x34cm.
Lasciateli lievitare fino al raddoppio.
Cuoceteli per una trentina di minuti a 180 gradi o finché non diventano leggermente scuri, poi socchiudete il forno e lasciateli seccare.
Una variante in chiave di riciclo consiste nel sostituire una parte dell'olio con quello di conserva delle alici o dei pomodori secchi, che renderà i grissini ancora più saporiti.

Grissini ai pomodori secchi - Palillos con jitomates deshidratados
 Attenzione perché questi grissini inducono dipendenza.
:-D

sabato 12 luglio 2014

Chilaquiles rojos estilo "Efigenia"

Oggi chilaquiles rojos!
I chilaquiles sono un classico piatto da colazione messicana e ovviamente ne esistono diverse versioni che sommariamente potremmo dividere in due categorie: chilaquiles rojos e chilaquiles verdes, a seconda del colore della salsa, anche se poi possono cambiare gli ingredienti.

chilaquiles rojos estilo Efigenia

I chilaquiles infatti possono essere corredati da pollo o uova, con l'aggiunta di diversi tipi di peperoncino che ne cambiano notevolmente il sapore, come ad esempio nel caso dei famosi chilaquiles verdes estilo Bondy, resi speciali dalla combinazione di pollo e chile poblano.
Questa ricetta proviene dal sacro libro "The art of Mexican cooking" di Diana Kennedy (che vedete a lato sulla colonna sinistra nel carosello), leggermente riadattata per questioni di disponibilità degli ingredienti.

Ingredienti x 2 persone:
4 tortillas grandi o 6 piccole avanzate
250g di pomodori maturi
2-3 peperoncini tipo "chile serrano"
olio di girasole per friggere q.b. (circa 250ml)
uno spicchio d'aglio
mezza cipolla piccola tritata fine
un rametto di epazote fresco o una presa di epazote secco
due cucchiaini di panna fresca liquida per decorare (a piacere)

Procedimento:
si comincia o friggendo la tortilla o grigliando i pomodori, nell'ordine che preferite.
Mi sono preso la licenza anche di grigliare i peperoncini che nella ricetta originale sono tutti chiles serranos, ma che ho sostituito per metà con chiles jalapeños, perché se no sarebbe venuta troppo piccante la salsa.


asando jitomates y chiles

jitomates asados listos para la liquadora
Terminata la grigliatura, quando la buccia dei pomodori inizia a screpolarsi, si versano in un recipiente o nel frullatore assieme ai peperoncini e all'aglio e si triturano. I pomodori non vanno pelati!
I triangolini di tortilla avanzata si friggono in olio di girasole ben caldo e si tolgono appena assumono un colore dorato uniforme.
tortilla cortada en triángulos lista para freír
Bastano pochissimi minuti e conviene friggerne pochi alla volta in un recipiente piccolo, in modo da usare poco olio. Si pescano e si mettono ad asciugare sulla carta assorbente. Poi si usa un cucchiaio di olio della frittura per soffriggere brevemente la salsa, versando subito la tortilla fritta.

remojando los totopos en la salsa
Si fa cuocere per 2 minuti a fuoco medio, poi si versa sopra la cipolla tritata finemente e l'epazote. Si tappa con un coperchio per circa 8 minuti e poi si spegne.

agregando la cebolla picada
Infine si servono in un piatto e si decorano con formaggio fresco sbriciolato o grattugiato e volendo un filo di panna liquida fresca.

y para terminar, queso rallado y crema (al gusto)
I chilaquiles vanno consumati appena fatti perché poi la tortilla fritta tende a diventare gommosa.

venerdì 14 marzo 2014

Capirotada

La capirotada è un dolce tradizionale messicano tipico del periodo di fine quaresima ed è anche un ottimo modo per riciclare il pane raffermo.

tradicional capirotada
La ricetta è sostanzialmente quella della mia amica Mely, con la sostituzione per forza di cose del formaggio cotija e una riduzione della quantità di zucchero.
Esistono molte versioni di capirotada, in cui si aggiungono o tolgono ingredienti o si usa un tipo di frutta secca piuttosto che un altro oppure con l'aggiunta di banana fritta o di tortilla fritta.


Ingredienti x 4:
200g pane tipo francese del giorno prima tagliato a rondelle
150g piloncillo o zucchero di canna tipo panela o mascabado
100g di ricotta salata (l'originale prevede queso cotija)
50g uvetta sultanina
50g di nocciole e/o mandorle e/o pinoli tostati
50g di arachidi tostate non salate
30g di burro
1 tazza e mezza d'acqua
1 stecca di cannella da 5cm circa
1 cucchiaino raso di semi di anice (opzionale)

Procedimento:

per prima cosa si affetta il pane, se non è raffermo, si può far seccare in un forno ventilato a 80 gradi, per una mezzora. Successivamente si sciolgono 20g di burro e ci si spennella il pane in superficie.
pan barnizado con mantequilla y tostado en el horno

Poi si prepara lo sciroppo, portando a bollore le tre tazze d'acqua con lo zucchero di canna grezzo, meglio se piloncillo o panela, che sarebbe poi lo zucchero di canna grezzo, non raffinato.
Quando lo zucchero è completamente sciolto, a bollore iniziato, si aggiunge la stecca di cannella suddivisa in grossi pezzetti e i semi di anice.
miel de piloncillo (azúcar de caña no refinada)
Infine si grattugia il formaggio, l'ultimo passo prima di assemblare il tutto. Ho voluto provare la ricotta salata perché è un formaggio che non si squaglia in forno e ha un sapore abbastanza neutro.
queso rallado (ricotta salata)
A questo punto si incomincia ad assemblare la capirotada, bagnando il pane nello sciroppo e disponendolo in un recipiente adatto al forno. Quindi si cosparge di formaggio e si decora con le noci di vario tipo e le uvette. Se le fette sono sottili potete fare più strati, io mi sono limitato a due.

asemblando la capirotada

capirotada lista para el horno

Infine si irrora il tutto con lo sciroppo filtrato, si dispongono alcuni riccioli di burro e si mette in forno coperto con carta alluminio a 160 gradi per circa 40 minuti.
La capirotada si consuma sia calda, sia fredda.

martedì 1 maggio 2012

Alegrías de amaranto con chocolate

Tra i dolcetti messicani più tipici ci sono las alegrías de amaranto. Oggi ho preparato la versione al cioccolato, riciclando una parte delle uova di Pasqua.

Alegrías de amaranto con chocolate
Dell'amaranto ne avevo già parlato ai tempi della ricetta del pollo all'amaranto, anzi, la foto sotto l'ho copiata tale e quale e mostra l'amaranto soffiato.
El amaranto después de reventarlo en el comal
L'amaranto è una pianta originaria del Messico la cui coltivazione era molto diffusa in epoca precolombiana, ma successivamente subì un declino, per essere riscoperta in seguito. I semini che produce, hanno un sacco di proprietà nutritive e sono privi di glutine, ottimi quindi per chi è affetto da celiachia. In Messico uno degli usi più comuni è proprio nella confezione di questi dolcetti, di cui esistono molte varietà, la più comune è quella semplice a base di piloncillo che vedete ad esempio preparate da Pily.

Ingredienti x 12 alegrías:
40g di amaranto
200g di cioccolato al latte
cannella macinata al gusto (facoltativo)

Procedimento:
la parte più ostica è la soffiatura dell'amaranto, perché bisogna evitare di bruciarlo. Suddividete l'amaranto in quantità uguali e tostatene una parte per volta (io ne ho tostato circa un cucchiaio per volta). Dopo aver versato l'amaranto, coprite con un coperchio, dopo pochissimo dovrebbe cominciare a scoppiettare. Bisogna che la cottura avvenga abbastanza alla svelta per evitare di bruciare i semi. Può darsi che dobbiate fare qualche tentativo, io ad esempio mi sono accorto che non è una buona idea scaldare l'amaranto assieme alla pentola perché i semi tendono a bruciare senza scoppiare, mentre con la pentola già bollente, impiegano molto meno e non si bruciano.
Per sciogliere la cioccolata, consiglio di usare il forno a microonde. Cominciate con una trentina di secondi e se dopo aver provato a mescolarlo ci fossero ancora pezzi duri, scaldate altri 10 secondi e così via finché non ottenete una consistenza abbastanza fluida. Volendo potete aggiungere un po' di cannella macinata in questa fase. Versate il cioccolato fuso sull'amaranto e mescolate rapidamente fino ad ottenere un impasto molle. Versate l'impasto nei pirottini, pareggiatelo e lasciate raffreddare qualche ora finché non torna completamente solido. Una volta perfettamente solidificato las alegrías si staccheranno senza problemi dai pirottini.

Alégrias de amaranto con chocolate
Potremmo definirli la versione azteca del ciocorì o forse è il ciocorì ad essere la versione svizzera delle alegrías...

venerdì 30 dicembre 2011

C'era una volta il fiapón

Quando la povertà regnava sovrana nelle campagne mantovane (e non solo), si cercava di sopperire con la fantasia alla mancanza di ingredienti e il fiapón è una delle ricette tipiche di dolci di quei tempi di magra, a cavallo delle guerre mondiali, in cui si riciclavano obbligatoriamente anche gli avanzi di polenta, ammesso e non concesso che ce ne fossero.

fiapón, dulce de polenta típico de Mantua
Nella versione più spartana non erano prevista neppure l'uvetta, figuriamoci i pinoli, però siccome viviamo in tempi meno grami di allora, è lecito ingentilire il dolce con qualche parsimoniosa manciata di ingredienti nobili, ottenendo così qualcosa che ricorda i caldidolci, di cui già parlai a suo tempo.

Per chi volesse francescanamente optare invece per il dolce più povero in assoluto, consiglio di puntare allora sulla polenta fritta zuccherata, magari con una spolveratina di cannella, un lusso che forse ci si concedeva quando si aveva a disposizione lo strutto fresco ricavato dopo la frittura del grasso di maiale, cioè tipicamente dopo la rituale uccisione del nimál, come era consuetudine chiamare il maiale in campagna e di cui potete vedere un bel reportage fotografico sul sito della Gazzetta Gastronomica.

polenta frita con azúcar

Mia madre non faceva speso il fiapón, una parola dialettale mantovana che evoca qualcosa di floscio, di flaccido, ma quelle poche volte in cui lo faceva, veniva prontamente giustiziato da noi volontari di casa :-)
Per fortuna mia zia ogni tanto continua a cimentarsi e mi ha dato sommarie indicazioni, anche perché si tratta della classica ricetta da fare a occhio, visto che la quantità di polenta avanzata varia di volta in volta.

Ingredienti:
500g di polenta avanzata fredda o tiepida (circa)
2 cucchiai di farina
100g di zucchero
un pizzico di sale
scorza di limone grattugiata
una manciata di uvetta (opzionale)
qualche pinolo (opzionale)
15g di strutto per soffriggere

Procedimento:
ammollate per una mezzoretta l'uvetta (se vi piace) e poi unitela al resto degli ingredienti, impastando fino ad ottenere una massa abbastanza omogenea. Scaldate lo strutto in una padella di 20-22cm circa, poi versate il composto distribuendolo uniformemente.


Fatelo cuocere a fuoco moderato per almeno 20-25 minuti, poi occorre girare il fiapón sull'altro lato. Per fare ciò si può o agire tagliando il fiapón in 8 parti e girando ciascuna fetta, come dice di fare il Fraccalini, oppure fate come me, pigliate una seconda padella leggermente più larga della prima e girate il fiapón con un'abile manovra a 180 gradi, continuando la cottura per altri 20 minuti circa.
Se volete ricostruire l'atmosfera di quei tempi, dovete cuocere il fiapón su una stufa economica, quelle a legna con i cerchi di ghisa e il tubo di scarico che attraversava la cucina per scaldare l'ambiente con il suo calore.

Il fiapón deve risultare croccante esternamente e morbido all'interno e va mangiato tassativamente tiepido.
Questa ricetta la dedico all'amico Guidorzi, insostituibile guida delle tradizioni contadine mantovane, che sicuramente mi rimprovererà per aver infilato un po' di uvetta nel leggendario fiapón.

mercoledì 21 dicembre 2011

Verso l'infinitamente semplice e oltre: le meringhe nel forno a legna

Era da tempo che volevo fare le meringhe sfruttando il calore residuo del forno a legna, ma confesso di aver titubato a lungo e alla fine senza un motivo preciso, nonostante la mia amica Lucia avesse dimostrato senza ombra di dubbio che il pizza-party era in grado di sfornare meringhe di prima classe.

merengues con chocolate extra-amargo fundido

Un po' perché mi dimenticavo di prepararle, un po' perché a tarda ora uno vuole solo andare a dormire, un po' perché le meringhe sono tremendamente buone ma anche tremendamente caloriche, un po' perché avevo paura che venissero male, flosce se il forno si fosse raffreddato troppo velocemente o magari color marroncino come accade a volte quando le si fa nel forno elettrico senza i dovuti accorgimenti.
Invece, zacchete, al primo tentativo, meringhe perfettamente asciutte e bianche come neanche il bucato fatto con Dash.

Tutto questo per dire che il forno a legna sembra fatto proprio per produrre le meringhe perfette e a costo zero (o quasi), ideali per riciclare gli albumi rimasti, grazie al calore che diminuisce a poco a poco, mantenuto dai mattoni refrattari, per cui infornate per ultime, ci si dimentica di esse fino alla mattina successiva senza dover muovere nemmeno il dito mignolo.

Più facile di così, neache l'uovo sodo.

Ingredienti:
110g di albume (da 3 uova grandi)
150g di zucchero semolato
qualche goccia di limone
vaniglia a piacere o altro aroma

Procedimento:
si montano gli albumi a neve fermissima, spremendo qualche goccia di limone, poi si aggiunge lo zucchero un po' alla volta (lo zucchero nelle meringhe varia da un minimo del 100% al 200% del peso degli albumi, io sono rimasto intorno al 140%) e si continua a sbattere finché gli albumi non diventano belli lucenti e compatti da formare le famose punte acuminate, quelle punte che si vedono nelle fotografie perché gli albumi sono rimasti esattamente della forma in cui sono stati versati nella leccarda prima di entrare in forno.
A quel punto potete usare o un cucchiaio come ho fatto io se non vi importa molto la forma, oppure con una tasca da pasticcere le fate tutte belle precisine e con gli effetti speciali :-D

merengues saliendo del horno apagado en la mañana
 Alle 11 e mezza di sera io l'unico effetto speciale che volevo vedere era lo spegnimento della lampada...

Ripescate la mattina dopo, ho piacevolmente constatato che il forno a legna aveva adempiuto al dovere ed aveva essicato le meringhe perfettamente. Ovviamente durante la notte va tenuto chiuso lo sportello anteriore e anche il caminetto, se no il caldo esce troppo alla svelta.


Per attenuare i sensi di colpa, ho pensato che un po' di cioccolato 80% cacao extra amaro avrebbe potuto smorzare un po' l'eccesso di zucchero, anche se ho sentito molto la mancanza di una scodella di panna montata a corredo.

Amen.

giovedì 5 maggio 2011

Pan de nata

Vi è mai capitato che dopo una bella festa di compleanno vi avanzasse della panna montata e vi venissero dei sensi di colpa di fronte alla prospettiva sia di eliminarla, sia di mangiarla tutta voi?
Beh, in quel caso, il pan de nata, fa al caso vostro.

Il pan de nata è un parente molto stretto del pan de fiesta, i tipici pani da fiera paesana dell'area centrale del Messico. Di foggia e dimensioni variabili, il pan de nata è fondamentalmente una brioche gigante super morbida, poco dolce, ideale per la colazione e anche bello a vedersi. È tipico trovare questi pani decorati nei modi più diversi, spesso con scherzose dediche alla suegra, la famigerata... suocera :-D
Come già ebbi a dire quando feci le gorditas de nata, la nata sarebbe la panna da affioramento del latte bollito, quindi a rigore non è al 100% equivalente alla panna da montare, però nemmeno tanto diversa e comunque questo passava il convento...

Ingredienti:
250g panna
75g zucchero
400g farina
3 uova
un cucchiaio di latte
sale
4g di lievito

Procedimento:
Per forza di cose ho dovuto usare panna montata, di quella buona, (mi raccomando non di bomboletta!), ma non credo cambi molto se si usa della panna ancora da montare, tanto alla fine quando si impasta l'aria di sicuro viene eliminata. Sciogliete il poco lievito con un cucchiaino di zucchero e poi allungate con un cucchiaio di latte. Si noti che ho usato sia latte freddo che panna montata fredda di frigo, quindi niente fisime sulle temperature.
Prendete la farina, la panna montata avanzata (o quella liquida), cominciate a impastare aggiungendo anche tre uova, il lievito sciolto e un pizzichino di sale. L'impasto dovrebbe risultare piuttosto morbido, molto appiccicoso, va bene così, più lo lavorate meglio è.

Quando è pronto, ben liscio e con la tendenza a formare sottilissimi nastri semitrasparenti senza rompersi se lo tirate, mettetelo a lievitare. Io quasi sempre eseguo un passaggio nel frigo per una notte vuoi perché non ho quasi mai tempo di fare tutto di seguito, vuoi perché così son sicuro che viene bene.
In ogni caso, frigo o non frigo, va lasciato lievitare fino al raddoppio, poi con l'aiuto di un po' di farina, si ricava una specie di lungo salame dello spessore di due dita che adagerete su una leccarda rivestita di carta da forno a mo' di serpente (vedi foto). Io non ho lasciato molto spazio, tra le spire, ma se ci riuscite a farlo più lungo e distanziato, la forma verrà ancora più carina.
Spennellatelo abbondantemente con un tuorlo d'uovo allungato con un goccio di latte (giusto per rendere il tuorlo un po' meno denso).

Infine dopo la seconda lievitazione che durerà un paio d'ore al massimo, cospargetelo di semi di sesamo e cuocetelo in forno per circa 12-15 minuti a 180 gradi scarsi.

E ritrovarsi alla mattina con il pan de nata appena fatto è un gran bell'inizio di giornata.

PS: Chi ha visitato la sala dedicata alle civiltà precolombiane del British Museum, noterà che la forma ricorda un po' quella del serpente di turchesi della foto sottostante (fate clic sopra per vedere un ingrandimento sul sito del museo).


Assieme ad altri (pochi) preziosi oggetti, pare facesse parte dei regali che il re Moctezuma II inviò a Cortés quando sbarcò in Messico. Dopo vari passaggi di mano, questi oggetti finirono, sembra, tra le proprietà dimenticate di qualche importante cardinale bolognese per poi venire trovati in stato di abbandono dentro a una cassa in una soffitta. Messi in vendita come oggetti di scarso valore, furono acquistati da un mercante d'arte e finirono al British Museum, dove oggi sono esposti con tutti gli onori del caso.
Meglio così, no?

mercoledì 6 aprile 2011

Costine di puledro alla "o la va o la spacca"

Con la ricetta di oggi, le costine di puledro alla "o la va o la spacca" altrimenti dette "alla come viene viene", voglio inaugurare una nuova categoria tra le molte che già affollano questo blog, quella delle ricette improbabili o difficilmente ripetibili, una specie di sublimazione dell'arte di riciclare gli avanzi di cucina spacciandoli per piatti lungamente ponderati.


Poi, pensandoci bene, non era la prima volta che presentavo una ricetta improbabile, così ho deciso di infilare anche la ricetta delle scorze di melanzana riciclate e ho già altre due o tre ricette che scalpitano per fregiarsi del titolo di ricetta improbabile (ma buonissima, eh!).

Non so come vada a casa vostra, ma a casa mia ogni tanto ci si ritrova con dei rimasugli e siccome solitamente sono troppo poco per farci una porzione singola o troppo per finirli da soli, capita che tocchi inventarsi una maniera più o meno raffinata di smerciarli, possibilmente cavandoci qualcosa di buono o di commestibile se non altro.
Il guaio è proprio quando esce un piatto succulento ma difficilmente ripetibile, come in questo caso :-)

E dopo chi ce la fa a rifarlo uguale se è la mescolanza di due o tre combinazioni cosmiche?

Ad esempio, la ricetta di oggi è nata casualmente a seguito di alcune "fortunate" circostanze, tipo quella di aver dimenticato in frigo delle costine di puledro comprate diversi giorni prima, aver trovato un peperone sepolto in un cassetto, un fondo di bottiglia di vino bianco malvasia rimasta dopo una cena con amici e il voler eliminare a tutti i costi un avanzo di carciofi alla romana non abbastanza alla romana, anche se di bell'aspetto.

Questo per dire che più che darvi una ricetta, oggi vi propongo un'idea, da aggiustare come vi pare, in base a quello che vi è rimasto in frigo e rigorosamente senza acquistare gli ingredienti apposta.

Ingredienti:
1Kg di costine di puledro (o di maiale o anche agnello)
1 peperone verde
1 cipolla grossa
1 carota grossa
1 bicchiere di vino bianco malvasia
avanzo di carciofi alla romana e relativo intingolo
2 cucchiai d'olio extravergine
1 foglia di alloro
1 rametto di timo fresco
1 rametto di maggiorana fresca
5-6 grani di pepe nero
sale q.b.
acqua q.b.


Procedimento:
nella pentola in cui si effettuerà la cottura, soffriggete il trito di cipolla e carota per qualche minuto, poi rimuovete il soffritto e tenetelo da parte. Fate rosolare la carne nella stessa pentola con due cucchiai d'olio (mica vogliamo sprecare le pentole per cucinare degli avanzi!) a fuoco medio finché non sarà ben dorata su tutti i lati. Unite nuovamente il soffritto e aggiungete il vino, poi coprite la carne con acqua tiepida.
Successivamente aggiungete anche le spezie e proseguite la cottura, che sarà piuttosto lunga, a fuoco bassissimo e con coperchio. Dopo un'ora aggiungete il peperone, arrostito sulla fiamma e sbucciato (così come si fa con i chiles messicani), tagliato a cubetti o a strisce.
Quando la carne sarà tenera, dopo circa 2 ore e mezza dall'inizio, spegnete e aggiungete i carciofi eventualmente smembrati assieme al loro condimento, mescolate bene e servite.

Insomma, di questo non ne è avanzato da dover nuovamente riciclare :-D

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