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mercoledì 21 settembre 2016

Dolcetti al lime

Una ricetta facile facile ma deliziosa, proveniente dal blog del sito pandispagna.net, di cui sono venuto a conoscenza tramite il blog di Laura, alla quale sarò eternamente riconoscente per la straordinaria ricetta del panforte di Siena. Il mio personale contributo a questa ricetta consiste nell'aver provato ad usare i lime verdi messicani al posto dei classici limoni gialli italiani.

Barrette al lime messicano / Barritas de limón / Lime bars

E ora bando alle ciance.


Procedimento:
Per prima cosa occorre congelare il burro, servirà un'ora o poco più nel surgelatore. Quando sarà ben indurito, riscaldate il forno a 180C, prendete farina, zucchero e sale e mescolateli bene, poi iniziate a grattugiare il burro in trucioli. Impastate il tutto ottenendo una polvere granulosa ma fine. Ho usato l'impastatrice con la foglia alla velocità più bassa per evitare che si scaldi l'impasto, serviranno 3-4 minuti al massimo.
Foderate una teglia da forno con carta antiaderente. Io desideravo fare barrette basse e ho utilizzato una teglia 38x29cm, per cui regolatevi di conseguenza.
Distribuite omogeneamente lo sfarinato.


Compattatelo usando il pestacarne o altro utensile a fondo piatto, ma senza spingere a fondo, applicando una leggera pressione.


Infornate per poco meno di venti minuti o finché la superficie risulterà leggermente dorata. Mentre la base cuoce, preparate la crema da versare sopra.


Battete le uova con lo zucchero, un pizzico di sale, la vaniglia, il latte e la farina, infine aggiungete il succo dei lime.
Versate il composto sulla base e infornate nuovamente per altri 20 minuti circa abbassando la temperatura a 160C.


Verificate con uno stecchino al centro che la crema si sia ben rassodata, poi lasciate raffreddare.


Togliete la "mattonella" dalla teglia per facilitare il taglio.


Se volete creare dei rombi, tagliate trasversalmente, altrimenti potete fare semplicemente dei rettangoli.


Spolverizzate con zucchero a velo.


Pronti per la degustazione.


giovedì 19 febbraio 2015

Bisquets stile "Obregón"

Oggi in cucina mi scanso io per lasciare posto a mia moglie che si è specializzata nella produzione dei bisquets, un panino semidolce che, come dicono le malelingue, ha reso famoso il generale, nonché ex-Presidente del Messico, Álvaro Obregón, altrimenti destinato all'ingiusto oblio :-)

charola de bisquets "obregón"

Questa vicenda mi ricorda un po' quella del povero architetto vignolese Jacopo Barozzi, noto solo agli addetti ai lavori, se non fosse per la famosa Torta Barozzi...

Ma cosa c'entra un ex-Presidente con questi panini?
È presto detto.
Il ristorante dove servono i bisquets più famosi di Città del Messico si trova su un viale intitolato ad Álvaro Obregón e i bisquets di questa foggia si dicono appunto estilo Obregón.

A grande richiesta della comunità messicana in Italia, diamo ora una volta per tutte la ricetta per produrre una decorosa imitazione degli originali bisquets obregón.
Bisquet obregón con mermelada de arandanos




Ingredienti:
600g farina tipo 0 (oppure metà tipo 0 e metà integrale)
200ml latte intero
100g zucchero
2 uova medie
1 tuorlo d'uovo (per decorare)
130g burro a temperatura ambiente
130g strutto
10g lievito di birra fresco
10g sale fino
8g lievito istantaneo in polvere

Procedimento:
Sciogliete il lievito di birra in una tazzina con un pizzico di zucchero e un goccio di latte.
Mescolate la farina, lo zucchero, il sale e il lievito istantaneo, poi aggiungete il burro e lo strutto a temperatura ambiente, è consigliato l'uso dell'impastatrice. Poi aggiungete le uova, il latte e il lievito di birra già sciolto, ottenendo così un impasto piuttosto morbido e appiccicoso. Mettetelo a lievitare per 6-8 ore, poi travasatelo sulla spianatoia infarinata. Con l'aiuto della farina e del mattarello stendetelo in forma più o meno rettangolare poi piegatelo a portafoglio e tornate a stenderlo, ripetendo l'operazione per 3 volte.
Infine stendetelo fino a raggiungere uno spessore di circa 2 cm.
Ricavate i bisquets tagliando l'impasto con un bicchiere o un altro attrezzo del diametro di circa 8 cm.
Il numero finale dei pezzi dovrebbe essere di circa 18, a seconda dello spessore e del diametro delle forme.
Al centro di ciascuna formina intagliate un altro cerchio usando un tappo di quelli a vite per bottiglie, tipo i tappi delle bottiglie d'olio, senza la parte in plastica.
Disponeteli su una leccarda con un foglio di carta da forno e fateli lievitare nuovamente per almeno un'ora.
Accendete il forno a 200ºC.
Prima di infornarli, spennellateli di tuorlo d'uovo allungato con un goccio di latte.
La cottura dura circa 20-25 minuti o comunque finché la parte superiore dei bisquets sarà diventata color rosso scuro.



La maniera più tipica di gustarli è con la classica marmellata di fragole (mermelada de fresas) o con cajeta, una specie di sciroppo denso che ricorda come sapore le caramelle mou, assieme a un caffè o caffellatte alla messicana, sono infatti consumati tipicamente a colazione, ma nulla vieta di farci anche merenda :-)

venerdì 20 maggio 2011

Pasca rasucita di super-Lilly

Dovrei intitolare questa ricetta agente zero-zero-lilly, la ricetta della pasca rasucita si scrive solo due volte. Come qualcuno avrà notato infatti, ho dovuto riscriverla dopo le note e poco esaltanti vicende della debacle di Blogger della settimana scorsa, ma giuro che è l'ultima, se si perdono anche questa, di ritorto ci sarà il collo di qualche ingegnere non solo il pane!



Esiste ancora qualche remota possibilità che un giorno riaffiori dai recessi dei salvataggi di Google l'articolo originale, ma siccome non è dato sapere né se, né quando e riponendo io la massima fiducia nelle tecnologie in qualità di addetto ai lavori, ho deciso che intanto la riscrivo, grazie anche all'aiuto di Mary che aveva pensato bene di salvarsene una copia depurata dalle mie precedenti divagazioni.
Hai visto mai che si dimentichino della pasca rasucita?
Insomma, meno male che Mary c'è!

E comunque c'è sempre la ricetta originale della pasca rasucita dell'inestimabile Lilly, senza la quale mai avrei conosciuto la bontà del pane ritorto pasquale rumeno. Se confrontate le due ricette noterete qualche piccola differenza, la versione con i pezzetti di cioccolato m'è piaciuta assai e qui viene data, ma sappiate che l'originale prevede una manciata di uvetta passa ammollata.

Ingredienti per la brioche:
250g di farina tipo 0
100ml di latte tiepido
40g di zucchero
30g di burro
mezzo uovo (l'altra metà si usa per decorare alla fine)
un pizzico di sale
4g di lievito di birra

Ingredienti per il ripieno:
300g di ricotta (ne ho usati 250 di quella di pecora)
170g di zucchero (ne ho messi 125g)
estratto di vaniglia
una manciata di uvetta passa ammollata (sostituita con qualche pezzettino di cioccolato fondente)

Procedimento:
sciogliete il lievito con un cucchiaino di zucchero, scaldate leggermente il latte che diventi tiepido e poi impastate il tutto con la farina e il burro ammorbidito, fino ad ottenere un impasto abbastanza molle che farete lievitare fino al raddoppio. Questa fase la potete anche interrompere se avete poco tempo mettendo l'impasto in frigo e proseguendo il giorno dopo (io quasi sempre faccio così per mancanza di tempo). Poi prendete l'impasto lo dividete in due parti uguali, grammo più, grammo meno, poi stendete la prima in forma di cerchio. Imburrate e infarinate uno stampo a cerniera e poi vi adagiate questo primo strato. Coprite con un panno e stendete il secondo impasto allo stesso modo.
Finito anche quello, preparate il ripieno di ricotta semplicemente sbattendola con lo zucchero e la vaniglia. Quando è pronto, spalmatela uniformemente (vedi foto sotto), lasciando un po' di margine sui bordi e poi guarnite con la cioccolata a pezzetti o l'uvetta.



Adagiate quindi il secondo strato e chiudete i bordi alla belle meglio. Praticate delle incisioni con l'aiuto di una spatola di quelle grandi in modo da tracciare bene i limiti delle fette. Dovete incidere fino al bordo dello stampo, ma lasciare il centro intatto. A questo punto con l'aiuto di una lama sollevate ciascuna fetta dal bordo e datele un giro di 180 gradi. Credo che Lilly abbia fatto due giri, ma secondo me basta uno.



Spennellate con l'uovo rimasto e un goccio di latte e poi mettete il dolce a lievitare per la seconda volta. Quando il volume è nuovamente aumentato, cuocetelo a 170 gradi nel forno. Ho usato la funzione di forno ventilato nel mio fornetto per essere sicuro che il calore fosse più uniforme.
Dopo circa 20-25 minuti si sforna, anche perché il profumo che ha emanato impedisce di andare oltre...



L'ho lasciato nel fornetto spento per qualche altro minuto e poi ho rimosso la cornice dello stampo.



La mattina dopo, il pane ritorto era perfettamente pronto per la prova colazione.



O la prova pranzo...



O anche la prova merenda, volendo.



Dato che è a base di ricotta, consiglio di tenerlo in frigo, nel caso non doveste finirlo subito, ma certamente da il meglio di sé qualche ora dopo averlo sfornato.

domenica 2 gennaio 2011

Anello di Monaco, opera in due atti

L'anello di Monaco o del Monaco è un classico dolce natalizio mantovano, almeno da che mi ricordo io. Una volta le pasticcerie lo facevano solo durante il periodo delle feste, ma con l'andare del tempo la tradizione s'è un po' rilassata e adesso si può trovare praticamente tutto l'anno in diverse pasticcerie.

Assieme alla torta delle rose è una delle specialità mantovane più famose. L'origine di questo dolce, come tradisce il nome, è bavarese, una specie di pronipote del Kugelhupf che arrivò a Mantova durante la dominazione austriaca, presumibilmente. Il ripieno mi ricorda molto da vicino quello di certe trecce farcite alle noci e nocciole che si trovano sui banchetti di venditori tirolesi alle fiere.
Sia come sia le storie sull'origine dell'Anello del Monaco s'intrecciano e non starò a ripetere cose già dette molto meglio da Chiara.
Benché ormai abbia fatto il callo al procedimento per fare il pandoro, non si può dire che si tratti di una ricetta facile facile, non tanto perché sia difficile in sé, ma perché ci vogliono tempo e pazienza, soprattutto se si usa poco lievito come ormai faccio sempre, preferendo aspettare un po' di più in cambio di un sapore che, almeno a me, sembra migliore. Ho scelto l'impasto del pandoro (togliendo 30g di burro) perché si avvicina assai a quello dell'anello di Monaco, di cui non esiste una ricetta ufficiale, anche se quella proveniente dal mio sito di riferimento sulla cucina mantovana sembra sia stata scopiazzata allegramente a destra e a manca, trasformandola di fatto nella versione più gettonata, ma come dicevo, io uso appena 8 grammi di lievito di birra anziché i 70 della ricetta e mi pare che la lievitazione, sebbene più lenta, venga benissimo ugualmente.
Essendo una ricetta, in un certo senso, sperimentale, non è che sia venuto perfetto al primo colpo, qua sotto ad esempio vedete il primo tentativo, lievitato benissimo, ma in cui sbagliai in difetto la dose di ripieno e pure la composizione, almeno per i miei gusti.




In questa prima versione misi troppo poca frutta secca e rhum al posto del marsala, inoltre non misi nemmeno marrons glacés che a posteriori mi son sembrati proprio necessari. Nonostante fosse buono, non era proprio come lo volevo e così approfittando delle feste l'ho rifatto aggiustando il ripieno a naso. Siccome però nel frattempo avevo pure finito i contenitori, mi sono dovuto ingegnare con uno stampo da ciambella e ritagli di carta da forno, quindi è venuto più stretto e leggermente più compatto...

Ingredienti per il ripieno:
150g di marrons glacés
80g nocciole tostate
80g mandorle pelate
25g di zucchero a velo
2 cucchiai di miele millefiori
mezzo bicchiere di vino marsala dolce

Procedimento:
Tritare finemente mandorle e nocciole e mescolare agli altri ingredienti fino ad ottenere un impasto piuttosto consistente ma non duro.


Ingredienti:
450g di farina
160g di zucchero
140g di burro
50ml acqua
8g di lievito di birra
5g sale
3 uova
1 tuorlo
stecca di vaniglia (o vanillina in polvere)

Procedimento:
Fare un lievitino con 50g di farina, 10g di zucchero, 50ml di acqua, 1 tuorlo d'uovo e il lievito di birra (tutti questi sono presi dal totale degli ingredienti). Lasciare lievitare fino al raddoppio, poi unire 50g di zucchero, 200g di farina, 1 uovo, amalgamare gli ingredienti al lievitino e lasciare lievitare fino al raddoppio. Finita questa lievitazione aggiungere la farina rimanente (200g), 2 uova, 100g di zucchero e la vaniglia. Impastare e stendere a forma di rettangolo per iniziare la cosiddetta sfogliatura incorporando un po' alla volta il burro.

Qua sotto vedete l'impasto già dopo la seconda lievitazione, quando s'incomincia ad incorporare il burro.

Una volta steso, s'incomincia a imburrare la superficie uniformemente, poi si piega a portafoglio, cioé prima si piega una parte per un terzo della lunghezza e poi il rimanente si ripiega sopra.

E poi si ripiega a metà...
Poi si mette al fresco per una mezzora, dopo di che si ricomincia a stendere.
Questa procedura si ripete fino ad esaurimento del burro... o del pasticcere :-)

Terminata la sfogliatura, si stende l'impasto a forma di rettangolo bislungo (vedi foto) e si distribuisce il ripieno uniformemente al centro, poi si arrotola, si cerca di allungare questa salsiccia delicatamente in modo che entri nello stampo.


Una volta infilato nel suo pigiamino di metallo o di carta, si mette a lievitare per l'ultima volta per il tempo necessario a farlo almeno raddoppiare.

Infine s'infila nel forno a 180 gradi per circa 40 minuti, magari coperto con un foglio di stagnola per evitare che la superficie s'imbrunisca subito.

Una volta cotto, si sforma ancora caldo.

E lo si gira nel verso giusto.
Quando sarà raffreddato, si prepara una glassa di zucchero (ma ho assaggiato versioni con glassatura di cioccolato bianco niente male) e si decora con quella.
Per la glassa potete usare sia glassa con chiara d'uovo, sia con acqua e limone. Questa volta ho usato quella con acqua e limone, ma la mia preferenza va alla glassa con chiara d'uovo.
Per la glassa con chiara d'uovo, riprendo quanto già descritto nel recente articolo sulle ciambelline allo yogurt:
prendere una chiara d'uovo e montarla quasi a neve. Non è necessario che diventi dura, basta che sia bella spumosa. A quel punto si aggiunge lo zucchero a velo e il succo di limone un po' alla volta, controllando la fluidità del composto, che deve rimanere abbastanza denso ma facilmente spalmabile, come densità assomiglia a quella del miele denso, che ci mette un po' a colare, ma forma un flusso costante.

Per fissare la glassa alla superficie l'ho spennellato ancora caldo con marmellata di albicocche, ma non so dire quanto sia indispensabile, forse è più per dare alla glassa una vena lievemente acidula.

Terminata la glassatura, lo potete conservare sigillato per qualche giorno oppure mangiarlo subito.

Dopo qualche giorno rimane delizioso se spruzzate le fette gentilmente con acqua e le infornate per 3-4 minuti prima di servirle.

domenica 5 dicembre 2010

Kranz, schon wieder

Oggi si ri-parla di Kranz, cioè di quel bel dolce di origine tedesca a forma di ciambella o per essere più filologici, a forma di corona, già visto su questi schermi, sia nella versione simile a quella di oggi, sia nella variante con i marron glacés.


Un po' perché ne pativo voglia, un po' perché, come disse a suo tempo Nonna Ivana, chiamare Kranz un dolce a forma di treccia era improprio, per cui era necessario produrre finalmente un kranz a forma di corona.
Prima però mi era sorta una curiosità. Va bene che la ricetta è di origine tedesca, però i tedeschi 'sto benedetto Kranz come lo faranno veramente?
Dopo un po' di tentativi ho capito (o mi è parso di capire visto che il mio tedesco è un po' arrugginito...) che il parente più prossimo del kranz italianizzato sia lo Schwäbischer Kranz, cioè la ricetta del kranz proveniente dalla zona a sud-ovest della Baviera. Se fossi stato più aderente alla versione tedesca, avrei dovuto rifinirlo con un po' di glassa, ma andando di fretta, mi sono fermato alla gelatina di albicocche.

Le dosi sono state leggermente ritoccate rispetto alla mia prima versione, ma solo per questioni empiriche.

Ingredienti:
350g di pasta sfoglia
320g farina tipo 00
250g uvetta (già ammollata)
150g canditi d'arancia
100g burro
2 uova
1 tuorlo (per decorare)
50g zucchero semolato
50g zucchero in granella
12g lievito di birra (mezzo cubetto)
3 cucchiai di latte
50g di gelatina di albicocche o confettura.
1 bicchierino di rhum
pizzico di sale

Procedimento:
anziché stare a fare il lievitino a parte, avevo fretta e quindi ho fatto lievitare l'impasto tutto assieme, per cui ho impastato subito farina, uova, lievito disciolto in un cucchiaino di zucchero, lo zucchero rimanente, il pizzico di sale, il latte e il burro ammorbidito. Poi ho lasciato a lievitare per circa un'ora, senza aspettare proprio il raddoppio. A quel punto sulla spianatoia con l'aiuto di un po' di farina extra ho fatto tre piccoli panetti che ho stirato fino a raggiungere la lunghezza di tutto il piano di lavoro, quindi assai più lunghi e più stretti dell'altra volta (50cm contro 24cm). Ho anche allungato le tre strisce di pasta sfoglia per portarle alle stesse dimensioni.

Dopo aver preparato le strisce di pasta, ho iniziato a sovrapporle alternando uno strato di canditi e uno di uvetta ammollata in acqua tiepida e rhum. Terminata questa operazione ho girato a treccia l'impasto e poi l'ho disposto in cerchio, cercando di allargarlo delicatamente.

Poi ho lasciato lievitare per circa 3 ore nel forno spento. Infine ho spennellato la superficie con il tuorlo d'uovo e ho decorato con altri canditi, uvette e granella di zucchero.

Ho infornato per circa 45 minuti, controllando la cottura con il classico stecchino. All'uscita ho versato sopra la gelatina di albicocche sciolta a bagnomaria.

Benché ne abbiamo spazzolato via quasi metà appena sfornato, questo dolce per me migliora a partire dal giorno dopo.

domenica 31 ottobre 2010

Os di mort o pezzi duri?

Tra le varie ricette mantovane tipiche della festività di questo periodo, ci sono le cosiddette ossa dei morti.

Gli os di mort, come vengono detti in dialetto mantovano, per quanto ne so, vengono anche chiamati meno poeticamente pezzi duri e mio nonno paterno li chiamava pittorescamente straca dént (stanca denti).

Sono un ricordo d'infanzia, dolcetti che mia madre mi dava da sgranocchiare quando i denti erano lontano dall'aver conosciuto le delizie del dentista e non erano stati arricchiti da ponti in oro-ceramica.
Se avete paura di rimetterci qualche otturazione, consiglio di immergerli nel caffè e pure così sono ottimi.

Questi dolcetti super semplici alle mandorle, senza lievito forse avranno qualche antenato ebraico, non è raro imbattersi in ricette a base di frutta secca di provenienza sefardita, ma come in tanti altri casi sono semplicemente diventati rappresentanti di una tradizione locale, anche se mi aspetto che qualcuno mi dica che questa ricetta è nota altrove con un altro nome o per altra ricorrenza.
Anzi, adesso che ci penso assomigliano un po' a quei dolcetti napoletani deliziosi che l'amica Sibbbì mi regalò l'anno scorso (come si chiamavano?!?! aiuto!).

La ricetta è pari pari quella che si trova sul ricettario di mia madre, dove aveva annotato che le era stata data dalla mitica signora Norma, mitica per me perché ne ho un vaghissimo ricordo risalente a non meno di quarant'anni fa, ma è sempre stata sinonimo di ricette di dolci deliziosi.
La forma a tibia è del tutto arbitraria, un piccolo omaggio al Messico dove in questi giorni tutti i dolcetti hanno forma di teschi e tibie, ma di solito i pezzi duri sono semplici bastoncini.

Ingredienti:
100g di zucchero semolato
100g di farina
100g di mandorle pelate
1 albume d'uovo
un pizzico di sale

Procedimento:
Nulla di più facile: tritate le mandorle grossolanamente poi mescolate alla farina, allo zucchero e al pizzico di sale, infine aggiungete un albume d'uovo e impastate a mano fino ad ottenere una specie di panetto piuttosto appiccicoso.

Stendetelo su una superficie liscia e con l'aiuto di carta da forno, se non volete impiastricciare tutto, rullatelo finché lo spessore non sarà di circa mezzo dito. Ricavate dei bastoncini tagliando l'impasto con un coltello oppure se avete molta pazienza, divertitevi a formare tibie e teschi. Io alla sesta tibia ne avevo già avuto abbastanza :-D

Disponete i bastoncini su un foglio di carta da forno dentro la leccarda in modo che poi si stacchino facilmente.

Si cuociono in forno a 140 gradi per circa 30-40 minuti. Prima di staccarli dalla carta lasciateli raffreddare e poi conservateli in una scatola di latta. Come tutti i dolcetti di questo tipo a me pare che col passare dei giorni diventino migliori.

lunedì 9 agosto 2010

Basler Läckerli

Che cos'è la globalizzazione? Trovare un'ottima ricetta di biscottini tradizionali svizzeri descritta su un sito glamour americano e riproporla su un sito di cucina messicana scritto in italiano.


Per chi non l'avesse capito, oggi si parla di Basler Läckerli, gli stupendi biscotti speziati, specialità di Basilea, che forse mai avrei scoperto se mia moglie, messicana, non avesse avuto una amica svizzera sposata con un chimico panamense che in altri tempi arrotondava la borsa di studio suonando musica mariachi a Roma.
Come vedete, le vie della gastronomia sono infinite.

A rendere la cosa ancor più stravagante, bisogna precisare che i läckerli sarebbero un tipico dolcetto natalizio che, per qualche oscuro motivo, mi sono sentito in dovere di preparare in pieno agosto, sfruttando il fresco portato da una leggera perturbazione.

Ma insomma, alla fine, come sono questi biscotti? Con la loro dote di spezie esotiche, li trovo affini al panforte senese. In altre parole, se vi piace il panforte, questi dolcetti dovrebbero proprio fare al caso vostro.

Ah, seguendo il consiglio dato nella ricetta "originale" di Gray Kunz, la glassatura l'ho fatta usando il liquorino al posto dell'acqua, che avrebbe dovuto essere uno svizzerissimo Kirsch, ma, dati i tempi molto pre-natalizi, è diventato un autarchico maraschino. Infine, come tocco finale tlazzesco, mi sono permesso di aggiungere una bacca di pepe lungo, che in queste ricette d'altri tempi ci sta sempre benone.

Ingredienti per circa 60 basler läckerli:
500g di farina tipo 00
450g di miele (ho usato quello di castagno, ma forse un millefiori sarebbe più filologico)
160g di zucchero di canna non raffinato
100g di mandorle non pelate
70g di cedro candito
2 uova
2 cucchiaini di scorza di limone grattugiata
1 cucchiaino e 3/4 di cannella macinata
1/4 cucchiaino di macis (la prossima volta la tolgo, non sono sicuro che m'entusiasmi)
3/4 cucchiaino di noce moscata
6 bacche di pimento
6 chiodi di garofano
1 bacca di pepe lungo piper longum (opz.)
1 cucchiaio di succo di limone
1 cucchiaino di sale1 cucchiaino colmo di lievito istantaneo
burro q.b.

per la glassatura
100g di zucchero a velo
2 meringhe piccole macinate
4 cucchiai di Kirsch (sostituito con maraschino)
acqua q.b.

Procedimento:
scaldate il miele fino al punto di ebollizione, spegnere subito e versatelo in una ciotola assieme allo zucchero di canna, mescolando fino a sciogliere completamente lo zucchero (si può usare il mixer per questa operazione). Lasciate raffreddare. Nel frattempo mescolate la farina con le spezie macinate e il sale.

Quando la melassa sarà tiepida, aggiungete il succo di limone, le uova e la scorza di limone grattugiata, mescolate bene, infine aggiungete un po' alla volta la farina con le spezie, le mandorle e il cedro candito.
Imburrate e infarinate una teglia da forno grande (la mia è 45x36cm ed è risultata perfetta per questa quantità di impasto) e stendete il composto uniformemente. Portate il forno a 180 gradi e infornate per 40 minuti circa.

Mentre i läckerli sono in cottura, approfittatene per preparare la glassa. Frullate 100g di zucchero semolato e due meringhe piccole (da 3-4 cm di diametro). Unite il liquore fino ad ottenere un composto denso ma scorrevole, aggiungendo un po' d'acqua se necessario.

Appena sfornata la teglia, cospargete con la glassa e lasciate raffreddare completamente prima di estrarre.

Su un tagliere, rifilate i basler läckerli eliminando i bordi (da mangiare in anteprima...) per ottenere un perfetto rettangolo, che poi va suddiviso in pezzi di circa 5 x 2 cm o come preferite.

Consiglia di degustarli dopo qualche giorno, tenendoli chiusi in scatole di latta o in barattoli di vetro. E se l'imitazione non dovesse soddisfarvi al 100%, potete sempre comprare gli originali alla Basler Läckerli Huus...

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