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sabato 22 marzo 2008

E tutto finì a tarallucci e vino?

Non so se capiti anche a voi, ma a me ogni tanto viene quella che a Modena chiamano la fiaca e in Messico la flojera.
La fiacca sarebbe quello stato d'animo tale per cui anche cuocere un uovo sodo rappresenta uno sforzo degno di Sisifo, una difficoltà culinaria insormontabile, una impresa predestinata al fallimento.

Tipicamente la fiacca mi colpisce in due occasioni ben precise: Natale e Pasqua.
Mentre normalmente sarei ben disposto anche a cuocere per 7 ore filate una porchetta, cosa già fatta in varie occasioni, per le feste comandate vengo assalito da una insostenibile propensione a non fare niente, soprattutto in cucina. Ma in questa inevitabile abulia sono anche confortato dalla apparente mancanza di piatti tradizionali pasquali messicani, cosa che mi toglie già in partenza buona parte dello slancio gastronomico.

Eppure è interessante constatare come nella tradizione di vari paesi del mondo, cristiani e non, la festività religiosa porti con sé una cospicua dote di ricette esclusive, quelle che si fanno solo in quel determinato giorno o periodo e tra queste, a meno di smentite, ricadono i taralli nasprati pasquali pugliesi.

Ora, l'attento lettore si chiederà e se non se lo chiede, domando io per lui:
- ma che c'entra 'sto aspirante messicano con la Puglia?
C'entro per via della baby-sitter di mio figlio che è di Altamura e ci rimpinza di taralli dolci e salati, focacce e quant'altro ogni volta che torna dal felice borgo natio.

Questa volta l'inesauribile Fafa ha giustappunto portato (ma sarebbe meglio dire trasportato) 12 chili di taralli, di cui vedete alcuni campioni nelle foto d'accompagnamento.

Ne consegue che di fronte a questa cornucopia di tarallini al peperoncino, alla cipolla, al finocchio, bolliti e non bolliti, lisci e on-the-rocks, treccine con le mandorle zuccherate o salate, all'uovo e senza uovo, la mia fiacca viene totalmente giustificata e anzi trova la giusta apoteosi in una favolosa cena a base di pane di semola di Altamura, caciocavallo e olive piccanti.
Insomma, tarallo dopo tarallo, bicchiere di Primitivo di Manduria dopo bicchiere, capisco sempre di meno il vero significato della frase "finire a tarallucci e vino". E non è colpa dell'ultimo bicchiere, ve lo assicuro ;-)

Per esempio, prendiamo questa faccenda dell'Alitalia, in cui da 2 anni, anzi 3, si va avanti con 'sta farsa della "cordata di aziende italiane". Ecco, vorrei sapere, finirà a tarallucci e vino o ad ostriche e champagne?
E la nuova compagnia, si chiamerà Air France o Air Brianz? O magari Forzalitalia?

Insomma, se, gastronomicamente parlando, sono decisamente per i taralli, aeronauticamente preferirei le ostriche, perché viaggio spesso con Air France e mi sembra una compagnia seria. L'altra invece, quella autarchica, ancora tutta da scoprire e forse perfino inesistente, a costo di essere malpensanti, magari sarà pure una compagnia, ma assomiglia molto a quelle di merende.

Moh, speram ch'am pasa prest 'sta fiaca.

4 commenti:

Me ha detto...

Non si sa come finirà, i tarallucci invece li farei finire volentieri a casa mia.
Quelli dolci con il naspro intorno si chiamano ancinetti da queste parti, forse perché quando si mangiano danno un vago senso di anice.
E comunque so' buonissimi assai, che se trovo la ricetta li faccio e li appulcio :)

Byte64 ha detto...

Sibbbì,
mi fanno morire i centocinquanta nomi per indicare la stessa cosa.
Il nome ufficiale sembra essere taralli nasprati, però quando ho interrogata qFafa sulla tradizione, lei mi fa: "ma tu dici i taralli con lo scileppo?
Ecco, insomma, naspro, scileppo e chissà quanti altri modi di dire, sembra che ogni 5 chilometri il nome cambi, ma la ricetta rimanga grossomodo quella.
Anzi, perfino qui, nel Frignano, fanno dei taralli con l'anice che sembrano proprio uguali uguali e li chiamano, con un'indigestione di fantasia, zuccherini.

Me ha detto...

Lì nel Frignano?
Ma Frignano è un paesello a un tiro di schioppo da qui, in verità in pieno casertano, in verità in piena zona mazzoni, casalesi.
In verità non troppo consigliabile :)))

Byte64 ha detto...

Anvediiii,
oltre a copiare le borsette, adesso pure i nomi dei paesi!

:-D

Frignano qui indica una zona dove vivevano i frignati, un popolo imparentato coi liguri, che, stranamente, parla un dialetto somigliante più al mantovano che al modenese, forse per colpa di qualche feudatario di origini bassopadane.

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