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giovedì 11 dicembre 2008

Un castagnaccio tlazzesco ovvero la patona dal Tlaz

Che posso dirvi del castagnaccio che non sia già stato detto e stradetto?
Il castagnaccio, tanto per cominciare, per me si è sempre chiamato "patona", perché in casa si parlava dialetto mantovano pur abitando a Modena.


Da quando mia moglie ha preso il sopravvento però il termine patona è caduto in disuso.
Se in Messico ci fosse un dolce equivalente, adesso io sarei qui a raccontarvi probabilmente di qualche fantomatica castañada o castañazo, ma in realtà, che sappia io, non esiste nessun dolce autenticamente messicano a base di castagne, benché in questo periodo si trovino pure là, forse d'importazione da Gringolandia.
Sia come sia, di ricette di castagnaccio ne esistono varie, quello basso, quello alto, quello col rosmarino, quello senza, quello con i pinoli, quello con l'uvetta, quello con tutte e due, quello asciutto e quello morbido. Se poi il castagnaccio non vi piace, tenete presente che potete sempre ripiegare su una torta meringata alla castagna...

Insomma, mentre voi decidete come volete 'sto castagnaccio, io vi racconto come ho deciso di farlo ieri sera...

Ingredienti: 500g farina di castagne
100g zucchero
550ml circa di latte
1 bustina di vaniglia
3+2 cucchiai d'olio extravergine (3 per l'impasto e 2 per ungere lo stampo)
sale q.b.
pinoli (opz.)
zucchero di canna tipo mascabado o piloncillo (opz.)



Procedimento:
miscelare la farina di castagne, lo zucchero semolato, il sale e la vaniglia. Versare un po' alla volta il latte fino ad ottenere un impasto semiliquido, la consistenza dev'essere tale per cui quando versate un cucchiaio di questa miscela, il liquido scenda come un filo costante.
Ungere uno stampo tondo o rettangolare, possibilmente antiaderente. Se abbondate un po' con l'olio viene meglio, creerà una crosticina di castagnaccio da fine del mondo.
Versare l'impasto e cospargere di pinoli, poi spolverizzare sopra un paio di cucchiai di zucchero di canna grezzo, meglio se quello scurissimo tipo il piloncillo messicano o il mascabado.


Infornare per circa 45 minuti a 200 gradi (o almeno così dice il mio forno, ma non so se bisogna credergli).
Uscirà un castagnaccio della consistenza che piace a me, cioè nè farinoso, nè sbricioloso, un po' umido.

Per finire in bellezza
Ho dovuto incatenarmi al letto per non mangiarmelo tutto ieri notte.

6 commenti:

Andrea ha detto...

La farina di castagne la compriamo in italia qui non sono riuscito a trovarla.
In compenso, però, abbiamo saputo di un negozio qui a Queretaro che vende farina di semola... :)

Byte64 ha detto...

grande!
Ricordati che la devi macinare fina fina.

senti ma lì a Queretaro c'è ancora quel ristorante "Emilia"?

Andrea ha detto...

Certo che c'e'... andiamo a mangiare spesso da Emilia! Si trova vicino casa mia, vivo in Juriquilla non so se conosci.

Byte64 ha detto...

pensa te, un giorno quando mi favorirai la email ti raccontero' un po' di aneddoti in proposito...

Laura ha detto...

Ciao, sai che in Toscana invece per pattona di intende una farinata di castagne. A me non piace però.

Byte64 ha detto...

Ciao Laura!
credo che alla fine sia qualcosa di molto simile, perché la patona mantovana è piuttosto bassa, mentre di solito il castagnaccio è più alto.

Vai tu a sapere qual'è l'altezza che fa scattare il cambio di nome...

Sarà anche una questione di ingredienti, a volte ho mangiato castagnacci lievitati, per molti probabilmente il castagnaccio prevede anche altri ingredienti, tipo una parte di farina normale.

A presto,
Tlaz

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