Il cugino mantovano del bensone modenese è il bussolano mantovano e come quasi sempre capita nelle ricette somiglianti tra le due sponde del Po, quella gonzaghesca è più ricca di grassi.
Direi che sia fuori di dubbio che l'antenato comune sia nato probabilmente a metà strada e si sia diffuso in tutte le campagne circostanti, seppure cambiando nome ad ogni sosta. Che parliamo di bensone, di bussolano o di pinza, sempre di un pane dolce a base di uova, farina e grasso si tratta, anche se le proporzioni variano.
La ricetta di questo bussolano proviene dal sito della cucina mantovana e quando l'ho assaggiato ho provato una sorta di flashback, perché era sicuramente una delle ricette del repertorio di mia madre, che magari sfoderava quando non era in vena di fare cose più complicate. Si tratta di una ricetta assai semplice che non pone problemi di sorta.
Ingredienti:
400g farina tipo 0
150g zucchero
150g di strutto (o burro o metà e metà)
50g di latte
2 uova
una busta da 16g di lievito vanigliato
un pizzico di sale
Procedimento:
sbattere lo zucchero con lo strutto e quando sarà divenuto ben cremoso, aggiungere i tuorli d'uovo uno alla volta, riservando le chiare per dopo. Aggiungere la farina e il lievito e impastare versando il latte un po' alla volta. Montare a neve le chiare d'uovo con un pizzico di sale e incorporarle al resto, mescolando delicatamente. Infarinare una leccarda da forno e stendervi sopra l'impasto, volendo a forma di ciambella oppure a forma di semplice bastone, aiutandosi se necessario con un po' di farina per maneggiarlo meglio. Infornare per circa 30 minuti a 180 gradi, in ogni caso verificate con lo stecchino che l'interno sia cotto.
Il bussolano si presta molto ad essere gustato con un bicchiere di latte, ma certamente in campagna, a fine pasto, finiva imbevuto nel lambrusco.
Nonostante in origine il bussolano fosse un dolce a pasta dura, adatto proprio per essere intinto nel vino, la versione moderna si mantiene piacevolmente morbida e si scioglie in bocca.
Strozzapreti di farina e brodo
1 settimana fa
8 commenti:
Proprio così!!!
Mica si tocciava solo nel latte!!! Quel buon sapore di strutto stava bene col Lambrusco, che è il veicolo più piacevole per cibi di questo spessore calorico!!!!
Come dici tu questa ricetta secolare è consimile nella nostra pianura, l'uso dei grassi era commisurato alla ricchezza delle famiglie, ma soprattutto alle occasioni di festa!
Grazie, è bello ricordare questi cibi, che non sono obsoleti, ancora sono vegeti, si trovano dappertutto, nei forni, alle sagre e in tante famiglie...altro che merendine!!!
Un abbraccio e Buona Primavera anche a te!!!
Grande Ivana,
sapevo che queste ricette "autoctone" ti entusiasmano, in effetti questo bussolano è sparito dalla circolazione in quattro e quattr'otto, praticamente sono riuscito a malapena ad assaggiarlo prima che venisse requisito dal resto della famiglia.
Ce ne sarebbe un altro assai tradizionale nel mantovano, il mirtól, che prevede una parte di farina di mais, esisterà anche nella bassa bolognese?
io non l'ho mai mangiato :o
cerherò di provarlo al più presto :)
Aria,
vuoi dire che a Brescia non facciano niente di simile?
A dire il vero adesso che ci penso, non ho la minima idea di quale sia il dolce tipico di Brescia.
Oddio, come mi sento ignorante :-D
ignornte tu? :o e io che ci vivo da 31 anni cosa sono? :(
comunque il dolce tipico di brescia è il "bossolà" e si fa a natale, come vedi il nome somiglia molto al tuo ma questo è una specie di pandoro con un buco al centro tipo ciambellone.
Di più non so :)
buonanotte tlaz
buono a sapersi Aria, an vedi mai che capiti un bresciano doc sul blog, almeno adesso potrò fare bella figura :-)
Io l'ho fatto e Tlaz devo proprio ringraziarti per aver tirato fuori questa ricetta... era da tempo che mi era richiesto (sempre rincorrendo i ricordi dell'infanzia) ma non ero ancora riuscita ad avere questo risultato....
Ora lo voglio provare mettendoci dell'uvetta... che ne dici??
Brava Luciana,
il bussolano è di libera interpretazione, puoi metterci uvetta o pinoli o marmellata, se era un pane per giorni di festa significa che ci mettevano ciò di cui disponevano.
Ciao!
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